martedì 7 febbraio 2012

Le neuroscienze per trasformare i soldati in macchine da guerra


«Sarei dunque io il solo vigliacco sulla terra? Lo pensavo con spavento. Perduto in mezzo a due milioni di pazzi eroici scatenati e armati fino ai denti» - Celine, «Viaggio al termine della notte».


L’ultima involontaria frontiera dell’inarrestabile corsa alle armi di un mondo eternamente fuori controllo sono diventate le neuroscienze. Soprattutto quelle cognitive. Guerra e medicina. La vita e la morte che collassano nello stesso confuso fiume dell’evoluzione umana. Studi decennali immaginati per curare patologie come il parkinson o l’epilessia trasformati nei principi fondanti di una nuova incombente razza di guerrieri: uomini-macchina capaci di controllare droni e armi ad alta precisione con la sola forza delle onde cerebrali. Qualcosa di simile ai Borg di Star Trek, se uno ha presente, impianti cibernetici ricchi di protesi biotecnologiche. Un futuro spaventoso. Ci si arriverà. Per ora, secondo l’ultimo rapporto della Royal Society - l’Accademia nazionale delle scienze britannica - il tumultuoso sviluppo di tecniche come la stimolazione transcranica con correnti dirette (tDCS) ha catturato l’attenzione degli eserciti più sofisticati della terra. Americani e inglesi in testa. «Le neuroscienze avranno un enorme impatto sul nostro domani. E non solo in campo medico», sostiene il professor Rod Flower, firmatario del rapporto e professore di farmacologia al William Harvey Research Institute. «Va da sé che le implicazioni di tipo etico sono infinite».

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