martedì 19 febbraio 2008

Sogni, speranze e battaglie degli amici di Beppe Grillo

LUCA CASTELLI Hanno un’età compresa tra i 30 e i 45 anni, sono più maschi che femmine, e sono distribuiti regolarmente in tutte le regioni italiane. Padroneggiano bene lo strumento di Internet ma credono ancora nella centralità dell’incontro e del contatto fisico. Sono frustrati dal presente della nostra società, sognano un cambiamento per il futuro e sono certi di poter essere loro il motore di questo cambiamento. Hanno fiducia nella democrazia diretta e nella partecipazione orizzontale e tengono un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente e nello sviluppo di sistemi economici alternativi. In quanto alla politica, probabilmente sono nati a sinistra ma oggi rivolterebbero l’intero arco parlamentare come un calzino. Sono i “grillini”, gli amici di Beppe Grillo, i protagonisti di una ricerca pubblicata dall’istituto SWG.Lo studio è basato sull’esperienza dei Meetup, i gruppi di attivisti locali che fanno riferimento al blog del comico genovese. I primi sono nati a metà del 2005, dopo un invito lanciato dallo stesso Grillo. Ad oggi ce ne sono quasi cinquecento e coinvolgono oltre sessantacinquemila persone sparse in venticinque paesi del mondo (qui trovate tutti i dati aggiornati). Tra novembre 2007 e gennaio 2008, il ricercatore Enrico Maria Milic ha seguito in prima persona l’attività di quattro gruppi: a Napoli, Prato, Treviso e Trieste. La fotografia che ne viene fuori non ha tanto una rilevanza statistica, quanto culturale e sociale. E' l'immagine di un fenomeno di rottura, in continua evoluzione, che l’autore definisce come “movimento post-moderno” e che trova pochi riferimenti sia nella storia dell’attivismo politico italiano che in quella dell’associazionismo dal basso.I “grillini” vivono e lottano su Internet. La struttura orizzontale della rete è il loro habitat ideale e ha diretta influenza anche sul modo in cui vengono sviluppate le relazioni e organizzate le attività offline dei gruppi. Le gerarchie sono spesso sfumate, l’eterogeneità e la diversità sono (quasi sempre) un pregio, la partecipazione diretta è sentita come l’unico mezzo per ridare respiro e speranza alla società. Il Web è perfetto per gestire i gruppi, mantenere i contatti tra i membri e avere un legame diretto con il blog della guida spirituale. Poi però la vita dei Meetup scorre lontano dal pc: negli incontri periodici, nelle campagne di sensibilizzazione per strada, nelle feste e nelle manifestazioni. E le adunanze oceaniche dei V-Day rappresentano solo la punta mediatica dell’iceberg, l’evento-clou di un sistema che in realtà vive quotidianamente in centiania di piccoli eventi sul territorio.Intitolata “La rete partecipata: attivismo mediatico e politico nell’Italia del 2008” e disponibile sia nella versione integrale di 67 pagine che in un bignami da 5 pagine (entrambi in .pdf), la ricerca di SWG aiuta a comprendere un fenomeno trasversale e rappresentativo di una parte sempre più importante della popolazione italiana. Un movimento che a livello generale fa di sicuro forte riferimento alle iniziative di Beppe Grillo (tutte le battaglie del comico vengono amplificate e sostenute dalla “base” dei Meetup), ma che trova spesso declinazioni inedite, nell’impegno ad occuparsi di problemi relativi al proprio contesto locale. Il che vuol dire che magari mentre il Meetup di Napoli si concentra sulla lotta contro la privatizzazione dell’acqua, quello di Trieste cerca di convincere le istituzioni del territorio a garantire la connessione Wimax gratuita ai residenti.Con quali risultati? Finora la capacità di incidere realmente sulla vita locale è stata piuttosto limitata. E non sono certo mancate contraddizioni e polemiche interne, come quelle che hanno portato alla scissione del Meetup di Treviso in due gruppi diversi. A conferma di come la via alla democrazia diretta non sia certo priva di asperità e tranelli. Lo stesso Beppe Grillo ha più volte ripetuto che ci vorrà un po’ di tempo prima che le liste civiche nate dall’esperienza dei Meetup e "certificate" dal suo blog svolgano un ruolo concreto nella gestione della politica locale. Al momento siamo ancora alla fase uno: l’aggregazione, la condivisione di idee, la sensibilizzazione sui problemi, la discussione sulle soluzioni per risolverli. Da questo punto di vista, i “grillini” marciano spediti, con il vento in poppa e un sogno nel cuore: quello di poter davvero cambiare le cose. Di certo, grazie anche al loro contributo una novità è già sotto gli occhi di tutti: la radicale evoluzione del concetto di massa umana. Non più una folla di individui appiattiti, facilmente sballottabile a destra e sinistra dalla classe dirigente, bensì un network desideroso di prendere in mano e indirizzare le sorti della società. L’unione non fa più solo la forza, ma anche l’intelligenza. Quell’intelligenza collettiva che proprio in Rete sta trovando alcune delle sue applicazioni più interessanti (Wikipedia, i social network, i forum) e che i Meetup cercano – con un pizzico di inevitabile ingenuità e tanta passione civile - di esportare nella vita reale.

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