ROMA - Amnesty International, a sessant'anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, rimprovera i leader mondiali e chiede loro di scusarsi per le promesse disattese. ''I governi devono scusarsi per aver tradito i principi della Dichiarazione universale e per sessant'anni di fallimenti'', ha dichiarato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, in occasione della presentazione del Rapporto Amnesty 2008. Gli Usa ''ispirano la linea di condotta agli altri governi. Ma la guerra al terrore e' stata, anche nel 2007, il contesto in cui e' stata commessa la gran parte delle violazioni dei diritti umani. Centinaia di prigionieri a Guantanamo Bay (base Usa a Cuba) e a Bagram (Afghanistan) e migliaia in Iraq non sono ancora stati processati ne' addirittura formalmente accusati". ''Il presidente Bush - denuncia inoltre Amnesty - ha autorizzato la Cia a ricorrere ancora alla detenzione e agli interrogatori segreti, sebbene cio' si configuri come crimine internazionale di sparizione forzata''. ''Nel 2007 sono emerse nuove prove sul coinvolgimento di Paesi europei nelle 'extraordinary rendition' e nessun governo dell'Unione ha preso misure per impedire che si ripetano'', ha detto Pobbiati. ''L'Ue continua a professarsi un'unione di valori basata sul rispetto per lo stato di diritto, ma come puo' chiedere il rispetto dei diritti umani a Paesi come la Cina, l'Iran o il Sudan, quando i suoi stessi membri favoriscono l'uso della tortura?''. (Agr)
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