Polemica al Congresso sul Marine One di Finmeccanica. L'accusa: "Il Pentagono doveva comunicare gli aumenti dovuti alle esigenze degli 007"
Al Congresso di Washington scatta l’offensiva contro il nuovo elicottero presidenziale «Marine One», che fu assegnato nel 2005 al consorzio guidato da Lockheed Martin di cui fa parte l’italiana Finmeccanica. L’attacco politico è portato da una coalizione che ha tre anime: senatori e deputati del Connecticut, lo Stato dove ha sede l’azienda Sikorzky che perse la gara; i democratici più favorevoli a scelte protezioniste in tempi di crisi; John Murtha, influente deputato della Pennsylvania, la cui missione è evitare sprechi del Pentagono. Il primo affondo è partito dal Connecticut. I senatori Chris Dodd e Joe Lieberman assieme a cinque deputati - Rosa DeLauro, Jim Himes, Chris Murphy, John Larson e Joseph Courtney - hanno scritto al ministro della Marina, Donald Winter, referente per la commessa, chiedendo una «dettagliata relazione sugli stratosferici costi del Marine One». Alla base della lettera c’è il fatto che l’Us-101 di Lockheed-Finmeccanica quando venne scelto dall’amministrazione Bush - a dispetto del concorrente S-92 di Sikorsky - comportava una spesa di 6,1 miliardi di dollari per 28 elicotteri ma ora il costo è lievitato a 11,2 miliardi ovvero oltre 410 milioni l’uno, pari all’aereo presidenziale «Air Force One». L’aumento è dovuto alla richiesta degli 007 della Casa Bianca di apportare 1.100 modifiche per dotare il «Marine One» delle più moderne apparecchiature di sicurezza e di dargli maggiore autonomia di volo.
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