Roma, 14 mar. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Pillole di iodio non radioattivo distribuite alla popolazione per scongiurare i pericoli derivanti da eventuali contaminazioni. Questa una delle prime armi impugnate dal governo giapponese alle prese con l'emergenza dell'impianto di Fukushima, che sta tenendo l'intero pianeta con il fiato sospeso. Si tratta di una sorta "di scudo - spiega all'Adnkronos Salute Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori di Aviano - con cui si protegge anzitutto la tiroide da eventuali aggressioni radioattive".
"E' infatti questa ghiandola del nostro organismo - spiega l'esperto - a correre rischi immediati, poiché assorbe le sostanze radioattive disperse nell'atmosfera, innanzitutto iodio e cesio". Assumendo questi farmaci, dunque, "si blocca la tiroide, che potenzialmente non assorbe più iodio dall'atmosfera o dall'acqua". Così si arginano almeno in parte i pericoli derivanti da eventuali contaminazioni.
Iodio non radioattivo, dunque, per ergere un muro, una barriera allo iodio radioattivo, nome in codice 131, che circola pericolosamente nell'atmosfera e che trasportato dal vento può arrivare anche molto lontano dalla centrale dalla quale è fuoriuscito.
Rischi, quelli derivanti da eventuali contaminazioni, temutissimi e variabili "in base ai dosaggi", ovvero "al livello di radiazioni che vengono assorbite dall'organismo e la cui entità viene rilevata da appositi macchinari". A correre maggiori pericoli "tutti i tessuti ultrasensibili che si replicano più rapidamente". Dunque la tiroide, che è per di più la strada attraverso la quale transitano le radiazioni. "Ma anche il midollo osseo, la pelle, i polmoni, l'intestino e gli organi genitali", elenca Tirelli.
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