Chiuse le indagini: 26 capi d'imputazione per 4 carabinieri, 3 pusher e Natalie. Resta aperto il caso della morte di Brenda.
ROMA - La procura di Roma ha chiuso le indagini sui casi del presunto ricatto nei confronti dell'ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, dell'omicidio del pusher Gianguarino Cafasso e di altri episodi minori. In arrivo la richiesta di rinvio a giudizio per otto indagati: quattro carabinieri, tre pusher e la trans Josè Alexander Vidal Silva (detta Natalie), quest'ultima sorpresa con l'ex governatore del Lazio il 3 luglio 2009.
Ventisei capi d'imputazione. Il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli hanno depositato gli atti e notificato gli avvisi di chiusura indagini, per 26 i capi di imputazione: associazione per delinquere, omicidio volontario aggravato (quello di Cafasso il 12 settembre 2009), concussione, violazione della legge sulla droga, perquisizioni illegali, rapina e favoreggiamento i reati indicati nelle sette pagine del capo di imputazione.
Per il caso Marrazzo su prospetta la richiesta di rinvio a giudizio dei carabinieri, già in servizio nella compagnia Trionfale, Nicola Testini, Luciano Simeone e Carlo Tagliente. Per il tentativo di commercializzazione del video realizzato in occasione del blitz avvenuto nell'abitazione di Natalì, il 3 luglio 2009, in via Gradoli, è accusato il carabiniere Antonio Tamburrino.
Testini è anche accusato formalmente per l'omicidio di Cafasso, pusher che riforniva le trans dei quartieri romani Cassia e Trionfale. Capaldo e Sabelli lo ritengono responsabile di avergli ceduto «un quantitativo di droga - si legge nel capo di imputazione - di identità non esattamente accertata, consistente in una miscela di eroina e cocaina tale che ne risultava accentuata la potenziale lesività» cagionando, al «fine di procurare a sè medesimo e ai suoi complici Luciano Simeone e Carlo Tagliente, l'impunità dei reati», la morte dello stesso Cafasso.
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