MILANO - Lo schiaffo elettorale spinge giù le vendite su Mediaset che in una seduta per il mercato positiva cede lo 0,87%. Nel pomeriggio il presidente del consiglio e azionista di riferimento del gruppo, Silvio Berlusconi, ha incontrato i figli a Roma alimentando i dubbi sul futuro del gruppo, ma Pier Silvio, vice presidente Mediaset, ha negato l'esistenza di manovre in qualsiasi direzione.
Gli investitori guardano però con sospetto alle tv del Biscione: in Italia la visibilità sulla raccolta pubblicitaria tende a zero. Il 2011 doveva essere l'anno della ripresa degli investimenti, invece, la raccolta continua a essere negativa (sebbene Mediaset faccia meglio del comparto). Ancora peggio la situazione in Spagna: la visibilità è ampia, ma all'orizzonte non ci sono segnali positivi.
Nell'incertezza, solo a maggio, il titolo ha perso il 19,13%, peggio del Ftse Mib che ha ceduto il 5,84%. Decisamente meglio ha fatto lo Stoxx di settore che lasciato per strada poco più del 4%: così il gruppo di Cologno è a 3,63 euro, vicino ai minimi di marzo 2009. Il punto più basso della crisi. Certo, sul prezzo pesano anche i 35 centesimi pagati per il dividendo 2010, ma i prossimi mesi rischiano di essere ancora più difficili.
Intanto - dice un osservatore - l'eccessiva attenzione alla politica ha eroso audience aprendo spazi per i concorrenti (come La7) e allontanando la pubblicità. C'è poi l'incognita pay tv. Gli addetti ai lavori non sono ancora convinti che sia una mossa vincente: "Sembra quasi una strategia difensiva - spiega un analista - . Macina ricavi, è in pareggio operativo, ma non è chiaro quando sarà in grado di garantire margini positivi".
Sul tavolo dei vertici Mediaset resta il nodo Endemol: dopo la svalutazione da 80 milioni di euro che ha azzerato il valore della partecipazione, a Cologno si chiedono cosa fare del Grande Fratello. Il consolidamento è un'opzione, ma prima di prendere una decisione sui futuri investimenti, la società aspetta la sentenza per il lodo Mondadori.
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