giovedì 25 agosto 2011

L'Ici e la Chiesa, interviene Merola "È giusto rivedere le esenzioni"

Il sindaco entra nel dibattito: "Noi siamo pronti ma serve una legge: sarebbe bene dare agli enti locali una normativa e la possibilità di controllare"

di ELEONORA CAPELLI

Esenzioni Ici alla Chiesa, il sindaco Virginio Merola non vuole alzare le barricate ma sposa la linea del Pd di far pagare le tasse agli immobili ad uso commerciale. Ed è anche pronto a controlli incrociati ("I Comuni sanno tutto, i diversi contesti e le diverse situazioni, per questo è importante dare agli enti locali la possibilità di controllare") ma rimanda comunque a una normativa nazionale. "È da 3 anni che la direttiva europea lo dice, ma abbiamo bisogno di un parlamento che applichi la normativa - ha detto ieri il primo cittadino - lo screening per appurare le diverse situazioni si può fare, ma serve una norma nazionale". IL VESCOVO Silvagni: "Si sparge odio" L'esempio portato da Merola "pesca" nel campo della sinistra, tra tutte le agevolazioni previste. "Ci sono i bar dentro i circoli Arci e ci sono i bar dentro gli oratori - ha spiegato Merola - bisogna capire quale interpretazione viene data, cioè se anche il bar dentro l'oratorio viene considerato attività sociale e non commerciale. Per la direttiva Ue è molto chiaro". Non altrettanto in Italia, dove i contenziosi sull'Ici con enti religiosi proprietari di immobili si svolgono in una selva

di interpretazioni attorno alla definizione che permette di mantenere lo "sconto" per attività con fini "non esclusivamente commerciali". Del resto per far fronte a tagli sempre più corposi, il Comune prepara a far cassa su tutto e a risparmiare ovunque. Così Merola, che si dice "contrario a un aumento dell'Irpef", promuove anche un "concorso di idee" tra i dipendenti comunali. "Vorrei chiedere ai dipendenti di farsi avanti con idee e proposte - ha detto il sindaco - chi le ha entrerà a far parte della macchina organizzativa, perché vogliamo premiare il merito". Anche le cifre legate alle esenzioni possono quindi diventare interessanti. Dei circa tre milioni di Ici "virtuale" generata dal patrimonio della Chiesa bolognese (sommando fondazioni, congregazioni, opere diocesane e istituti ecclesiastici), ne viene pagato quasi un terzo. Questo a fronte di un patrimonio di quasi 3mila proprietà immobiliari, di cui più della metà case. Quali edifici esentati dall'Ici svolgono "in toto" funzione sociale e quanti invece generano un reddito e potrebbero essere definiti commerciali? È quello che chiede di appurare il capogruppo Pd in consiglio comunale Sergio Lo Giudice. Con una serie di controlli che verifichino se tutti gli "sconti" sono dovuti. "Non possiamo discutere se sia giusta o meno l'esenzione per i beni ecclesiastici, non è competenza del Comune - spiega il democratico - ma un monitoraggio attento di quali sono gli immobili che non pagano l'imposta e se rientrano a pieno titolo nell'esenzione, questo mi pare un preciso dovere dell'amministrazione, anche in un più generale contesto di controllo". Anche per Arturo Parisi, parlamentare Pd, ex ministro della Difesa, è tutta una questione di buon senso: bisogna "far pagare le tasse agli immobili che religiosi non sono". "È evidente che questioni uguali debbano essere trattate in modo uguale - ha detto Parisi - quindi il problema è distinguere le iniziative più propriamente religiose da quelle che religiose non sono".

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