domenica 8 gennaio 2012

Non studiano né lavorano: i Neet, un esercito di rassegnati


Sono il 28,8% dei giovani tra i 25 e i 30 anni. Non cercano lavoro, non si formano. Attendono. Mentre l'Istat lancia l'allarme
Neet e1325707161429 Non studiano né lavorano: i Neet, un esercito di rassegnatiNon lavorano, né studiano. Ai confini del mercato occupazionale ci sono i NEET (Not in Education, Employment or Training). Si tratta di giovani senza occupazione che non vanno all’Università né seguono corsi di formazione, né tanto meno cercano un impiego. Rassegnati a farsi mantenere dai genitori. Nel 2010 erano 2,2 milioni ma questa cifra sta conoscendo una preoccupante crescita. L’esercito dei NEET o dei néné (in italiano) è costituito da ragazzi tra i 16 ed i 29 anni che sono rimasti incastrati nel vicolo cieco della crisi. Mentre l’Istat lancia l’allarme: tra gli under 25 la disoccupazione è del 30,1%.
Non cercare più un lavoro. Costretti a pesare ancora sui proprio genitori, sono persone che non hanno titoli di studio sufficienti o che al contrario hanno finito di studiare, pronte ad inserirsi nel mercato del lavoro ma che non riescono a farlo perché i loro requisiti non corrispondono a quelli richiesti dalle aziende. Ragazzi che non vanno né avanti né indietro ma galleggiano in un mortificante limbo con quella pesante sensazione di “non saper far nulla”. Il risultato è che in molti si arrendono alla disoccupazione. Rinunciano a cercare.
NEET, un fenomeno in forte crescita. I dati del rapporto di Bankitalia sull’economia delle regioni italiane mostra una preoccupante crescita evidenziando un allarmante fenomeno che sta interessando l’intera Europa e che sembra  acuirsi in particolare nella fascia dei 25-30 anni. I ragazzi di questa età costituiscono il 28,8% della popolazione totale. Il Sud si contraddistingue per l’alto numero di NEET con un livello di istruzione basso. Ma questa volta si fa notare anche il Trentino Alto Adige con una percentuale di inattivi superiore alla media nazionale ossia pari al 60% e con un 39% ancora alla ricerca di un lavoro. Vittime di questa frustrante situazione sono soprattutto le donne.  Il 72% si arrende di fronte alle difficoltà nel trovare un’occupazione. Ma l’intero Paese si classifica al secondo posto in Europa  per l’alto numero di “nullafacenti scoraggiati” (24,2%)  battuto solo dalla Bulgaria (27,8%). A spaventare è il divario con Paesi virtuosi come il Lussemburgo o i Paesi Bassi che invece si caratterizzano per una percentuale inferiore al 7%.
Uno spreco di risorse. L’eterogeneo popolo dei NEET costituisce forza lavoro sprecata, che in circostanze economiche come quelle che sta attraversando l’Italia sarebbe fondamentale per uscire dalla crisi ma che invece viene lasciata da parte per favorire e tutelare ancora una volta chi un’occupazione ce la già. In Italia i più anziani continuano ad avere la precedenza sui giovani che vanno ad ingrossare le file di disoccupati. Un peso sociale, prima ancora che economico, che rischia di avere ricadute nel lungo periodo.

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