giovedì 25 agosto 2011

Inaugurazione segreta per il busto dello zio (fascista) di Gianni Letta -

Inaugurazione segreta per il busto dello zio (fascista) di Gianni Letta

COSTRUITO CON I FONDI PER LA RICOSTRUZIONE DEL TERREMOTO.

AIELLI (L'AQUILA) - E' stato fatto tutto di nascosto: si sono presi i soldi (20 mila euro) stanziati per la ricostruzione a L'Aquila, dopo il sisma del 6 aprile 2009; si sono utilizzati per costruire un busto che ricordasse il prefetto fascista Guido Letta, da mettere ad Aielli, comune abruzzese. Dopo di che, sempre nel massimo riserbo, alle 14 di sabato scorso si è scoperto il busto, che è stato posto nella piazza dedicata a questo punto allo stesso prefetto fascista. Erano presenti il senatore Filippo Piccone, del Pdl; il presidente della provincia dell'Aquila Antonio Del Corvo; l'assessore ai lavori pubblici della regione Abruzzo, Angelo Di Paolo; il sindaco di Aielli Benedetto Di Censo. La scelta del silenzio totale e dell'ora e del giorno erano stati fatti apposta per impedire la protesta - già organizzata - dell'Anpi, delle opposizioni e di molti cittadini. E non è l'unica spesa impropria fatta dalla giunta (a guida Pdl) di L'Aquila con i soldi della ricostruzione. Cosa c'entrano, con la ricostruzione un convegno sul federalismo, il campionato del mondo di hockey a Roccaraso, le spese di "comunicazione istituzionale", gli eventi del cartellone estivo e il premio cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone? Per carità, nulla di sbagliato. Ma non con i soldi che dovevano servire a costruire le case di chi abita in albergo. E comunque, la decisione che ha dato più fastidio è stata quella dei 20 mila euro per il busto del prefetto Letta. Prologo alla cerimonia di settembre quando, per ovvia e conseguente decisione della giunta comunale a guida Pdl, verrà consegnata al nipote Gianni la cittadinanza onoraria della città. Secondo il comune, Guido Letta è un benefattore di Aielli, da lui aiutata nella ricostruzione dopo il terremoto che colpì nel 1915 l'Itali acentrale. L'Anpi risponde con una lettera, vergata di pugno dal prefetto il 5 luglio 1939, nella quale scrive: "L'applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle direttive del Gran Consiglio, conduce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli italiani dall'esiguo gruppo di appartenenti alla razza ebraica, che, se anche in parte discriminati, restano pur sempre soggetti ad un regime di restrizione e limitazione dei diritti civili e politici. Occorre pertanto favorire nei modi più idonei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste direttive richiamo la vostra personale attenzione e vi prego di farmi conoscere le iniziative, che d'intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i risultati ottenuti". Senza contare che, dopo l'applicazione delle leggi razziali, Guido Letta fu uno dei più attivi persecutori degli ebrei da mandare nei capi di sterminio in Germania.

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