Se - come dice Marco Travaglio - per la prima volta in vita sua (e sicuramente per la prima volta da quando è in politica) Silvio Berlusconi manterrà la sua parola e si dimetterà oggi, al termine dell'approvazione in Parlamento della legge di stabilità, e darà il via ad un governo Monti, per lui ci sarà un altro problema: quello giudiziario.
Infatti il premier ha tre processi attivi: quello per la corruzione di David Mills come testimone, quello per violazione delle leggi fiscali nella compravendita di diritti dei film dall'estero, e quello in cui è accusato di prostituzione minorile e di concussione in relazione alle vicende di Karima El Marough, alias Ruby Rubacuori. E tutti e tre sono a Milano.
Le situazioni sono diverse: il primo è quasi prescritto (verrà sancita la prescrizione a febbraio), ma la situazione è chiara. Infatti c'è una sentenza di terzo grado che dice che Mills è stato corrotto da Berlusconi con 600 mila dollari per mentire in due processi che riguardavo il "quasi-ex" premier. Ogni altra discussione quindi è inutile, dal punto di vista morale; dal punto di vista sostanziale, una sentenza che passa in giudicato prima della prescrizione è impossibile.
Il secondo andrà in prescrizione solo nel 2013, e quindi già è più difficile. Per il terzo, che è ancora alle fasi iniziali, c'è una prescrizione di 15 anni e quindi c'è tempo. Ma ci sono anche alcuni processi ancora in fase di indagine: Firenze, Milano, Caltanissetta... insomma, di lui si occupano diverse procure.
E adesso Berlusconi non ha più lo scudo della sua attività di premier, che gli impedisce di andare in Tribunale. Mentre finora è sempre stato difficile fare le udienze che lo riguardavano, adesso sarà molto più semplice. Anche perchè Silvio Berlusconi è solo iun parlamentare, non ha cariche nè posto in una delle commissioni. Sarà difficile dimostrare, come prevedono le sentenze della Corte Costituzionale, la sua indispensabilità nelle attività parlamentari. Di conseguenza, i giudici potranno fissare anche più di una udienza alla settimana, con ovvia riduzione dei tempi necessari per il processo. E questo riguarda in particolare il processo Mediaset: con una udienza alla settimana, ci poteva volere un anno per chiudere il processo; con più udienze ci vorrà di meno. E quindi può darsi si riuscirà a chiudere prima della prescrizione.
Per questo è facile capire perchè stia cercando di ottenere da Mario Monti, futuro Presidente del Consiglio in pectore, una qualche forma di salvacondotto. Che in realtà non è concedibile da nessuno: l'indipendenza della magistratura e l'obbligatorietà dell'azione penale, escludono concessioni del genere. Ma che è raggiungibile attraverso l'approvazione delle leggi ad personam volute dal premier: processo breve (per avvicinare la prescrizione), processo lungo (per allungare i tempi di un processo all'infinito) e così via.
Per questo, coloro che stanno festeggiando per il governo Monti, devono trattenersi un attimo: se non avrà quello che gli interessa, il premier ben difficilmente sosterrà il governo.
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