venerdì 23 dicembre 2011

Imu, ecco la Chiesa che non paga libere scuole e conventi-albergo


A Roma sono 1500 edifici. Un patrimonio immenso, quasi tutto tax free: fu il governo Amato nel '92 a prevedere una lunga lista di esenzioni. Il governo Berlusconi confermò la misura e quello di Prodi stabilì il mancato pagamento per gli edifici adibiti ad attività "non esclusivamente commerciali", aumentando così le zone grigiedi ANNA MARIA LIGUORI e GIOVANNA VITALE

ROMA - Sono millecinquecento gli immobili della chiesa cattolica che, solo a Roma, non pagano l'Ici. Un elenco registrato al catasto e depositato in prefettura, che contiene sia gli edifici esentati per legge, come le 722 parrocchie, sia quelle centinaia di fabbricati intestati ad altrettanti enti, istituti, congregazioni, confraternite, società e opere pie che, pur svolgendo al loro interno attività commerciali, hanno presentato una autocertificazione che li mette al riparo dalla tassazione. 

Numeri tuttavia sottostimati rispetto al vasto patrimonio del Vaticano: la Santa Sede, in quanto Stato estero, non è infatti tenuto a comunicare le sue proprietà alle autorità italiane. Ragion per cui nessuno conosce con certezza quanti palazzi possieda e quali attività ospitano.

Un patrimonio immenso, quasi tutto tax-free, che secondo una stima dell'Anci risalente al 2005, avrebbe impedito ai comuni di incassare un gettito Ici compreso tra i 400 e 700 milioni, 20 dei quali soltanto nella capitale. Se ne discute ormai da vent'anni: dal lontano dicembre '92, quando il primo governo Amato introdusse l'imposta comunale sugli immobili prevedendo una lunga lista di esenzioni, fra cui i fabbricati del Vaticano contemplati dai Patti Lateranensi nonché le attività, laiche e religiose, destinate a sanità, assistenza, istruzione, sport e culto. 

Norma che scatenò subito una ridda di contenziosi fino al 2004, allorché una sentenza della Corte di Cassazione stabilì che le attività "oggettivamente commerciali" dovessero essere soggetti all'Ici. Nel 2005, però, il governo di Silvio Berlusconi ribaltò il verdetto, estendo l'esenzione a tutti gli immobili della Chiesa. Fino al 2006, quando anche l'esecutivo guidato da Romano Prodi ci mise lo zampino, decidendo che dovessere essere tassati solo gli edifici adibiti ad attività "non esclusivamente commerciali". 

Una formula che ha contribuito a ingarbugliare la situazione, alimentando le zone grigie. Per richiedere l'esenzione Ici, infatti, basta che all'interno di un immobile trasformato magari in albergo ci sia una cappella. Un caso più diffuso di quanto si immagini, che ha moltiplicato le cause tributarie tra l'amministrazione cittadina e gli enti ecclesiastici.
Continua ...
http://www.repubblica.it/economia/2011/12/23/news/ici_chiesa_non_paga-27084214/

Nessun commento:

Posta un commento