sabato 14 gennaio 2012

La "guerra" di Grillo e la ripartenza italiana


L'attivita politica del comico genovese e del Movimento 5 Stelle. Qualche suggerimento
“Siamo in Guerra. Per una nuova politica” è un libro atipico scritto da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, presidente della società di consulenza che gestisce gli affari digitali del comico.
I castelli di cartapesta dei vecchi partiti costruiti con il metodo Finanzia & Salassa sono pronti a crollare e così il primo Casaleggio è uscito allo scoperto. La società Casaleggio (www.casaleggio.it) è oramai esperta di politica: oltre a seguire le attività di Grillo si occupa di strategie di rete e offre i suoi servizi anche all’Italia dei Valori, che infatti gode di una moderna piattaforma internet.
In realtà questo saggio non è centrato su temi politici, ma approfondisce molte questioni legate al futuro digitale e alle attuali opportunità economiche e sociali del Web. E qui cadono gli asini delle classi dirigenti italiane. L’Italia è l’unico paese “sviluppato” dove le connessioni internet sono diminuite nel 2010. La Libia e la Tunisia hanno dei collegamenti Wi-Fi più diffusi dei nostri.
Quindi per limitare i danni della gerontocrazia una delle azioni principali della vitale ripartenza economica italiana dovrebbe prevedere il totale prepensionamento dei dirigenti pubblici a partire dal giorno del compimento del sessantunesimo anno di età. Inoltre non è ammissibile che un dirigente pubblico risieda nel consiglio di amministrazione di più di tre società. Oggi invece c’è chi è addirittura all’interno di una ventina o di una trentina di società.
Forse è giunta l’ora di far capire a quei "pecoroni rammolliti" dei cittadini italiani che il nostro calo del Prodotto Interno Lordo è simile a quello di un’economia di guerra. I nostri burocrati hanno voluto la loro guerra economica? Allora noi gli dobbiamo dichiarare la nostra guerra economica.
Grillo afferma che “Senza i finanziamenti pubblici, spacciati per rimborsi, pari a un miliardo di euro, i partiti italiani scomparirebbero in un mese”. Ma non è sufficiente bloccare questo flusso di denaro illegittimo (il voto del referendum era contrario ai finanziamenti). Grillo è troppo buono: se io avessi alle spalle una società di consulenza denuncerei tutti i vecchi e gli attuali tesorieri e segretari dei partiti per truffa ai danni dello Stato, data la gestione truffaldina dei rimborsi elettorali.
Da oggi in poi “dobbiamo abituarci a pensare al politico come a un nostro dipendente. Un dipendente che fallisce tutti i suoi obiettivi è licenziato dal datore di lavoro. Noi siamo i datori di lavoro”. Nei paesi civili sono i cittadini a dettare più o meno direttamente le priorità politiche.
Ad esempio io darei questi suggerimenti: creare Università senza numero chiuso, dove può passare al secondo anno solo chi riesce a superare un numero minimo di esami; mantenere gli ordini professionali e abolire gli esami di Stato (in Italia si è legalizzato il servilismo e lo sfruttamento lavorativo); la durata massima di tutti i tirocini andrebbe fissata ad un massimo di sei mesi; istituire una supertassa riservata a tutti gli iscritti ai partiti politici dal 1980 a oggi; creare una tassa a ritenuta secca del 10 per cento su tutti i consumi di telefonia cellulare e fissare una supertassa del 25 per cento sul lusso per recuperare l’evasione fiscale; istituire il diritto di voto per i sedicenni (il loro cervello funziona meglio di quello dei vecchi dilaniati dai vizi e dal tempo).
Continua ...

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