sabato 26 gennaio 2008

Il Presidente della Corte d'appello di Roma: urge una legge sul testamento biologico

"Uno Stato come il nostro non puo' non rispettare anche la scelta del paziente di morire, atteso che il diritto all'autodeterminazione terapeutica di quest'ultimo non incontra alcun limite, anche in caso in cui ne consegua il sacrificio del bene della vita. È ineludibile l'intervento del legislatore per colmare un vuoto normativo mediante l'approvazione di una legge sul testamento biologico". E' questa una delle valutazioni contenute nella relazione del presidente reggente della Corte d'appello di Roma, Claudio Fancelli, che, riferendosi al caso di Piergiorgio Welby, occupa un paragrafo della relazione d'apertura dell'anno giudiziario, nell'ambito di un "panorama che analizza trasversalmente dalle scricchiolanti arriere tra giurisdizione civile e penale". Welby era presidente dell'associazione 'Luca Coscioni', ed affetto da una grave forma di distrosia muscolare, e' morto il 22 dicembre 2006 dopo una battaglia combattuta perche' potesse cessare di soffrire. Della vicenda si e' occupata anche la magistratura riconoscendo, al termine di un lungo iter, il diritto del paziente all'autodeterminazione e la non punibilita' dell'anestesista, Mario Riccio, che pratico' il distacco del ventilatore meccanico. "Sarebbe inopportuno che, in una materia cosi' delicata - spiega Fancelli - si dovesse far riferimento solo alla giurisprudenza, alimentando cosi' la tanto criticata attivita' di supplenza della magistratura all'azione di governo". http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=77997

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