martedì 26 agosto 2008

Afghanistan, Karzai chiede alla Nato di rinegoziare presenza

Il governo afgano ha approvato una risoluzione nella quale si chiede di rinegoziare la presenza delle truppe internazionali nel Paese, dopo il bombardamento statunitense che venerdì scorso avrebbe causato oltre 90 vittime civili. Sempre più spesso i raid aerei - in appoggio alle truppe sul terreno o in missioni contro presunti nascondigli delle milizie - finiscono col provocare morti fra la popolazione, una situazione che per l'esecutivo di Kabul - il cui sostegno popolare non è certo altissimo - non appare più sostenibile. «Il Consiglio dei Ministri chiede ai Ministri della Difesa e degli Esteri di aprire i negoziati con le forze internazionali», si legge nel documento, che cita tre punti fondamentali di discussione: «rinegoziare i termini della presenza della comunità internazionale, sulla base di un accordo reciproco»; «stabilire i limiti e le responsabilità delle forze internazionali conformemente alle leggi afgane e internazionali»; «porre fine alle incursioni aeree contro obbiettivi civili, alle perquisizioni e alle detenzioni illegali di cittadini afgani». Una commissione d'inchiesta afghana è arrivata nel paese di Aziz Abad, nell'Afghanistan occidentale, dove gli aerei della coalizione sotto comando Usa venerdì hanno provocato un massacro di innocenti. Intanto il bilancio della strage sale: sono diventate più di 90 - secondo le ultime notizie - le vittime civili accertate, tra le quali 50 bambini di età inferiore ai 15 anni e numerose donne. Sul posto sono arrivati anche giornalisti che hanno visto numerose case distrutte e tante nuove tombe nel cimitero vicino. Il presidente Hamid Karzai ha inviato sul posto una commissione d'indagine e poi, informato della reale entità della strage, ha rimosso dal servizio due ufficiali che avevano nascosto la verità sul bombardamento e sulle responsabilità delle forze della coalizione a guida Usa: all'inizio avevano notificato soltanto cinque morti. Il comandante del 207/o corpo d'armata afghano Zafar, il generale Jalandar Shah, e quello dei commando dello stesso 207/o, il maggiore Abdul Jabar, sono stati mandati a casa per «non aver fatto il proprio dovere» e «aver nascosto la verita».
Continua ...
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=78363

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