giovedì 20 agosto 2009

Economia antitaliana: le differenze tra Nord e Sud

Nel coro delle stravaganze estive ora ci si mettono pure gli economisti. Dario Di Vico, in un recente articolo sul Corriere, finisce, forse senza averci pensato bene, per affermare qualcosa di molto grave “…affrontare con pragmatismo le differenze che ci sono. Per governarle e non farle esplodere.” Uno che vive scrivendo e pensando nel Sud, ma considerandosi italiano, non può non restare esterrefatto.
Dunque ormai non si tratta più.
di attutire o superare le differenze tra nord e sud, ma di gestirle, cioè partendo dal principio che ci sono e ci saranno due Italie, senza scampo. La negazione del processo risorgimentale, che pur sapeva di evoluzione europea, sarebbe la modernità. Questo secondo Di Vico, e naturalmente secondo Bossi, cui la teoria certamente fa molto comodo, in linea con le sue disinvolte sortite giornaliere. Ma voglio entrare nel merito del suo dire. Il punto di partenza sarebbe il dar seguito alla differenza dei salari, perché al nord la vita costa di più. Ebbene, a parte la discutibilità dei riferimenti per i parametri usati nell’indagine della Banca d’Italia, dovrebbe essere lapalissiano il fatto che al nord la vita costa di più perché vi girano più soldi e più affari; ed altrettanto lapalissiano per un economista rendersi conto che una ulteriore diminuzione dei redditi al sud rispetto al nord acuirebbe la crisi dei consumi, con danno per tutto il paese, e specie per il nord che è quello che produce e vende. Ma lasciamo andare quanto noto, cioè che al sud ovunque si guadagna di meno, perché non ci si domanda se esiste un modo per contenere i prezzi al nord? I prezzi non sono determinati dal costo delle materie prime? Forse che per il sud le materie prime costano di meno? Costano di meno la farina, il latte, la benzina e così via? Non mi pare. Dunque è probabile che i bravi gestori delle cose economiche al nord non siano poi tanto bravi da intervenire in questo campo, che è quello speculativo. Forse è vero soltanto che al nord d’Italia la gente se la passa meglio che al sud, ma è venuto fuori e viene alimentato un malcontento artificioso, perché quel meglio non basti più e i mali connessi alla contingenza epocale si vogliano affrontare con un rivendicazionismo municipalistico antistorico e deleterio. Leggi tutto:
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/economia/61687/economia-antitaliana.htm

Nessun commento:

Posta un commento