ROMA - Non sbatte la porta solo perché il decoro istituzionale glielo impedisce. Ma quando Berlusconi si lascia alle spalle lo studio di Fini a Montecitorio il termometro della sua collera contro il primo inquilino del palazzo arriva a una tacca mai raggiunta fino ad ora nei pur difficili rapporti con l'ex leader di An. Era entrato mal disposto alle 9 e 46, esce alle 11 e 30 che ha quasi perso la voce per i toni alti che ha dovuto usare. Al punto che l'eco di qualcuno è arrivato perfino a sentirsi nel corridoio. Al fido Gianni Letta chi gli sta accanto, e che ha cercato di evitare il peggio tra i due, sibila: "Fini è proprio un ingrato, se il clima è questo allora è meglio andare al voto". Aveva chiesto la certezza di chiudere per sempre i processi milanesi, invece se ne va con la promessa di una legge, il processo breve, che non gli dà garanzie al cento per cento, che lo farà restare ancora sulla graticola del processo Mills, per la quale le toghe già minacciano di rivolgersi alla Corte costituzionale. La giornata di Berlusconi è rovinata, salta il viaggio a Milano, e quando arriva a via del Plebiscito ha pure la sorpresa di vedere Fini in diretta su Sky che già "vende" i risultati del suo successo ("Prescrizione breve? Non si farà"). Il Cavaliere commenta con i suoi: "Devo dire grazie, ancora una volta, a Napolitano che si è messo di traverso, e a Fini che si è fatto portavoce delle imposizioni del Colle". Quello che segue è il verbale di un duro faccia a faccia. Berlusconi parte all'assalto prima che Fini possa perfino parlare: "Negli ultimi mesi il tuo comportamento è stato quantomeno disdicevole. Non hai mancato occasione per prendere le distanze da me. Lo hai fatto pure in tv, dall'Annunziata prima, e ancora l'altra sera da Fazio. Ma che gioco sta facendo?".
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http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/giustizia-15/giustizia-fini-pressing/giustizia-fini-pressing.html
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