MILANO - «Non lo posso nascondere, a volte ho rapporti sessuali non protetti. E ho un permesso di soggiorno "per malattia"». Sul passaporto si chiama Rosario, a Milano è Alicia, viene da Pesquiera, villaggio a 200 chilometri da Recife. Racconta di essersi prostituita la prima volta a 13 anni, «per aiutare mia madre, la adoravo». Alicia ha l'Aids da molti anni, cerca clienti in strada, li incontra nel suo monolocale. Dice: «Perché gli uomini vengono con noi? Noi siamo il relax e il divertimento puro». Nelle pieghe di queste avventure notturne, sulle strade di Milano, scorre sotterranea la coscienza di una sfida alla sorte, portata all'estremo quando un cliente chiede un rapporto non protetto. È complicato mettere in relazione diretta le statistiche e la realtà che emerge da alcune operazioni delle Forze dell'ordine. Delle undici persone che contraggono il virus dell'Hiv ogni giorno in Italia, ad esempio, due vivono a Milano. I viados fermati dai vigili qualche giorno fa per essere espulsi (provvedimento poi negato dal magistrato, perché i due sono in cura) sono sieropositivi. E ricevono circa 300 clienti al mese.
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