La reazione di Obama alla rivoluzione egiziana rimarrà nella storia come una delle più deboli e fiacche operazioni di politica estera che un presidente americano abbia mai avviato. Il motivo è che Obama si è lasciato prendere completamente impreparato dalla rivoluzione e si è mosso sempre con ritardo rispetto ai fatti, portando davvero al minimo la probabilità che il prossimo governo egiziano continui a garantire gli interessi americani e quelli di Israele in Medioriente. Torniamo a cinque giorni fà, quando arrivò la prima presa di posizione degli Stati Uniti, per voce del Segretario di Stato Hillary Clinton. “L’Egitto è un alleato degli Usa ed ha un governo stabile”, insomma, la Clinton manda a quel paese le proteste liquidandole come insulse senza capire che invece scriveranno la storia. Tre giorni dopo, e cioè due giorni fà, la Casabianca si accorge che “il dado è tratto” e Obama stesso prende la parola e dice che Mubarak deve agevolare una transizione democratica e dice di “aver sentito la voce del popolo egiziano”. Ma è di nuovo troppo tardi perchè la gente ormai non accetta nessun compromesso e vuole solo che Mubarak se ne vada e ha già dato l’ultimatum, Venerdì pomeriggio. Giovedì Obama si muove di nuovo e incarica Omar Suleiman di fare il nuovo governo. Ma si sbaglia di nuovo, perchè gli egiziani e soprattutto partiti di opposizione ben radicati e potenti come i Fratelli Musulmani, non si lasceranno ingannare da un cambio di nome, ma vorranno la fine della dittatura di Mubarak, l’uscita di scena del suo partito e riforme radicali. Insomma, Obama si è lasciato sfuggire l’Egitto e non si può davvero fare una stima di quali saranno le conseguenze. Quale sarà la situazione in Medioriente con un Egitto veramente indipendente, una nazione che dovrebbe essere simile alla Siria, al Libano, o perchè no all’Iran? Cosa farà Israele con il ritorno di un Egitto in stile Nasser? E sopratutto dopo 30 anni che gli Stati Uniti hanno sborsato miliardi e miliardi di dollari in aiuti all’Egitto per tenerselo in mano, i repubblicani riusciranno a perdonare ad Obama la gestione primitiva e ingenua della crisi in Egitto.
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