Gli sviluppi in Nordafrica e Medioriente ed il ruggito delle piazze ha distratto l’opinione pubblica da fenomeni rilevanti sulla quale però bisognerebbe riflettere.
Le banche e gli istituti finanziari occidentali stanno divorando con ipocrisia miliardi di dollari di patrimonio nazionale dei paesi dove i dittatori vengono spodestati dalle proteste.
Infatti, quando un dittatore viene spodestato, in base a “dubbie” leggi che scattano a seguito di sanzioni e accuse di crimini umani e che sono tutto sommato solo delle scuse, le banche occidentali sequestrano a proprio favore i beni dei dittatori, beni che in realtà sono patrimoni nazionali dei popoli insorti.
La Svizzera, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna traggono il maggiore vantaggio da questo giochetto, e cioè quello di poter bloccare e quindi trafugare i beni dei politici che potrebbero avere soldi non “puliti”.
Bloccare i loro conti è un’azione giusta, che però andrebbe completata con la restituzione dei beni al paese dopo l’uscita di scena del dittatore, e non la confisca dei beni a proprio favore.
Citiamo solo alcuni dei leaders arabi i cui conti bancari oggi sono bloccati nelle banche occidentali ed i soldi che l’Occidente si sarebbe accaparrato bloccando i loro conti.
1) Muammar Gheddafi dalla Libia. Gheddafi possiede secondo le stime 131 miliardi di dollari ed è l’arabo più ricco della terra. Almeno 32 miliardi di dollari della sua fortuna si trovano nelle banche britanniche. 30 miliardi di dollari della sua fortuna si troverebbero in America. 2 miliardi di dollari in Canada. Una consistente parte del suo gruzzolo in Svizzera.
2) Hosni Mubarak dall’Egitto. Hosni ha 70 miliardi di dollari ed almeno 3,5 miliardi del patrimonio si troverebbero in Svizzera. Una parte del tesoro si troverebbe in Francia ma le autorità di Parigi non hanno annunciato in che misura.
3) Zine Al Abedine ben Alì dalla Tunisia. Nel 2009 il dittatore tunisino aveva 650 milioni di dollari nelle banche svizzere. Lui avrebbe tra i 10 ed i 20 miliardi di dollari in Canada. Si dice che al momento della fuga dal paese sua moglie si sia portata una tonnellata e mezzo di lingotti d’oro.
4) Mohammad Reza Pahlavi, l’ultimp scià dell’Iran. Gli Stati Uniti hanno risucchiato 20 miliardi di dollari di soldi dello Stato iraniano e dopo 32 anni si rifiutano di restituirli alla Repubblica Islamica.
5) Ferdinand Marcos, ex presidente filippino. 683 milioni di dollari, anche questi per lo più nelle banche svizzere.
6) Moboto Seseseko, ex dittatore del Congo. 5 miliardi di dollari presi dalla Svizzera che però gli ha restituiti al Congo dopo 16 anni.
7) Robert Mugabe dal Zimbabwe. Non c’è una stima precisa dei suoi averi ma si sa che anche i soldi del Zimbabwe son finiti nelle tasche delle banche occidentali dopo il suo ritiro.
Bisogna dire che il furto delle ricchezze delle nazioni, perchè questo è il termine giusto da usare per quello che fanno le banche occidentali, è un qualcosa che dimostra la corruzione radicata nel sistema capitalistico che è basata sullo sfruttamento dei popoli deboli.
È un vero crimine contro l’umanità di cui nessun ente internazionale, si è voluto mai occupare.
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