mercoledì 23 marzo 2011

Wikileaks, ovvero l’eterna lotta tra politica e informazione

Wikileaks, ovvero l'eterna lotta tra politica e informazione
«La stampa fu protetta nella Costituzione, affinché potesse rivelare i segreti del governo ed informare il popolo», scriveva il giudice della Suprema Corte americana Hugo Black, nel 1971. Aveva appena assolto da ogni imputazione il New York Times per aver pubblicato i “Pentagon Papers”, 47 volumi di documenti che raccontavano degli insuccessi, dei morti civili e delle fallite strategie di guerra degli USA in Vietnam nel 1968. Tutto ciò che era stato tenuto nascosto alla popolazione americana, venne alla luce attraverso la pubblicazione di questi documenti; la Giustizia americana ne difese la pubblicazione, in nome del diritto del popolo a conoscere le vicende riguardanti il proprio Governo. Quaranta anni dopo, nel 2011, ...

... la pubblicazione dei cablogrammi riservati delle diplomazie europee e statunitensi da parte diWikileaks, ha portato una scia di polemiche da cui non ne usciremo fin quando Julian Assange, il fondatore del sito, non verrà messo a tacere. Per aver semplicemente sbugiardato gli impomatati diplomatici che pensavano (e annotavano) delle cose, ma ne dicevano pubblicamente delle altre, Assange è costretto a fuggire e cambiare alloggio con l’assiduità di un camionista.

Naturalmente, il ruolo degli ambasciatori esteri è quello di rendere una fotografia quanto più fedele possibile del paese in cui sono inviati, al proprio Stato di appartenenza. Il tutto cercando di mantenere buoni rapporti con lo stato ospitante. Un lavoro diplomatico insomma, fare gli interessi del proprio Stato in terra straniera e senza rompere i rapporti tra le parti.
Continua ...

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