giovedì 16 giugno 2011

Bisignani: «Papa in lista in cambio dei segreti»

luigi bisignani box
Un deputato, ex magistrato, ex sottosegretario alla Giustizia ai tempi in cui in via Arenula era titolare il leghista Roberto Castelli. Un sottufficiale dei carabinieri in servizio all’Anticrimine di Napoli con ambizioni da 007 e un poliziotto in servizio nel commissariato di Vasto Arenaccio di Napoli. E poi lui, il pezzo da novanta, Luigi Bisignani, «dirigente d’azienda, mediatore e procacciatore d’affari nonché ascoltato consigliere dei vertici dirigenziali di alcune delle più importanti aziende controllate dallo Stato (Eni, Poligrafico dello Stato, Rai), di ministri della Repubblica, sottosegretari di Stato e alti dirigenti statali». È la cricca delle notizie riservate e delle inchieste segrete. Lavorava, secondo l’accusa, per avere informazioni “top secret” sui fascicoli aperti nelle procure di mezza Italia, segnatamente Napoli, e poi le usava in cambio di pressioni e favori, una lista di utilità che poi, di cricca in cricca, si assomiglia molto: l’affitto della garconniere, soggiorni in grandi hotel di lusso, il posto blindato in lista per l’elezione a parlamentare, Rolex e gioielli, posti di lavoro e qualche appalto in qua e in là. È lunga 262 pagine la richiesta di arresto per favoreggiamento dell’onorevole Alfonso Papa recapitata ieri dall’ufficio del gip di Napoli Luigi Giordano alla Giunta delle autorizzazioni di Montecitorio che dovrà ora decidere cosa fare. La P4 I quattro «promuovevano e partecipavano a una struttura associativa vietata dall’articolo 18 della Costituzione e dalla legge Anselmi con attività dirette a interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche - in particolare quella della giustizia - di enti e servizi pubblici». Letta, Masi, Cosentino, Why not e tutte le indagini segrete. Secondo l’accusa Bisignani ha assunto informazioni, tramite Papa «all’epoca dei fatti magistrato in servizio presso il ministero della Giustizia» su indagini in cui erano coinvolti il sottosegretario Gianni Letta, l’ex dg della Rai Mauro Masi, il coordinatore del Pdl Denis Verdini. «Papa - si legge nell’ordinanza - in concorso e su istigazione di Bisignani che ne faceva espressa richiesta, acquisiva in violazione del segreto istruttorio informazioni sui procedimenti penali che hanno coinvolto Mauro Masi e Denis Verdini, atti ancora coperti dal segreto. Il Papa prometteva di interessarsi e di intercedere per garantirne il buon esito aiutandoli in tal modo ad eludere le indagini in corso». Lo stesso tipo di intervento, sempre sollecitato da Bisignani, Papa lo fa per un’inchiesta nata a Potenza sulla scrivania del pm Woodcock su appalti illeciti nei Cie in cui sono coinvolti Gianni Letta e l’imprenditore Angelo Chiorazzo (inchiesta poi trasferita a Roma). «Dopo aver appreso notizie ed informazioni sull’inchiesta a carico di Letta e Chiorazzo, Papa e Bisignani le comunicavano allo stesso Letta aiutandolo ad eludere le indagini in corso». Bisignani ha ammesso di aver usato Papa anche per se stesso a proposito dell’inchiesta “Why Not” (De Magistris, 2007), di un fascicolo a suo nome incardinato tra Nola, Napoli e Catanzaro e di quello a carico della sua amica Stefania Tucci. Non solo: Papa, membro della Commissione antimafia nonché di quella sulla Giustizia, «rivelava a Bisignani che la procura di Napoli stava...»...

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