domenica 22 gennaio 2012

Colonialismo e Falklands-Malvinas

Londra accusa Buenos Aires di colonialismo, Brasile e Uruguay chiudono i loro porti alle navi britanniche

Hanno destato molto scalpore questa settimana in Argentina le dichiarazioni del premier britannico Cameron sulle isole Falklands-Malvinas. Cameron ha accusato il governo di Cristina Fernandez de Kirchner di portare avanti una politica colonialista rispetto all'arcipelago conquistato nel 1833 dalle truppe britanniche, ma da sempre rivendicato da Buenos Aires.

Cameron si è detto particolarmente preoccupato per le posizioni prese dagli altri paesi del Mercosud, Uruguay e Brasile, che hanno deciso di negare l'accesso ai loro porti alle navi britanniche dirette verso le isole. Una decisione presa in solidarietà e appoggio alle rivendicazioni argentine, più volte avallate dagli organismi regionali come l'Unasur, la Oea e, appunto, il Mercosud. E' una polemica infinita, l'Argentina ha commesso l'imperdonabile errore di voler recuperare l'arcipelago con la via militare, fu la manovra sbagliata e grottesca della dittatura, che mandò a morire circa novecento soldati, per lo più militari di levi senza esperienza, mal addestrati e abbandonati al loro destino.

Dal ritorno alla democrazia in poi si è tentata la via diplomatica, ma Londra non ha mai accettato di discutere la sovranità delle isole, dove oggi è ancora attiva una delle più grosse basi militari britanniche nel mondo. Fino all'accusa, che appare alquanto grottesca se si guarda alla storia degli ultimi tre secoli, di colonialismo ai danni degli argentini. Cameron da una parte, la Kirchner e gli alleati sudamericani dall'altra, nel mezzo i kelpers, gli abitanti delle Falklands - Malvinas, che non si sentono affatto argentini, ma che por molto tempo sono stati abbandonati da Londra.  Oggi le isole vivono di pesca, di turismo, della base militare (duemila soldati, anche se la crisi economica rischia di ridimensionarne  le attività) e del miraggio del petrolio da cercare nelle acque gelate dell'Atlantico Sud. Sono lontane dai centri di potere, dominate dal vento e dalla distanza enorme rispetto alle parole grosse della politica e della diplomazia. 

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