martedì 5 agosto 2008

Profanata la stele dedicata a Tommy - Vandali danno fuoco ai peluche

Il cippo commemorativo, una grossa pietra su cui era stata incastonata una incisione con una poesia dedicata al bambino ucciso nel marzo del 2006, è finita nel mirino dei vandali
Non c'è pace per il piccolo Tommy, il bimbo di 17 mesi trovato cadavere dopo un mese dal sequestro avvenuto nel marzo del 2006.La notte scorsa in via del Traglione a Parma, il cippo commemorativo, una grossa pietra su cui era stata incastonata una incisione con una poesia a lui dedicata, e' stato bruciato dal fuoco acceso da soggetti rimasti sconosciuti. Ne ha dato notizia il quotidiano ''L'Informazione'' di Parma. I vandali hanno sottratto anche la piccola targa con la poesia dedicata a Tommy e dato fuoco ai peluche e agli altri piccoli regalini che i visitatori lasciano ai piedi del cippo.

http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/08/05/109418-profanata_stele_dedicata_tommy.shtml CASSAZIONE:PAOLO ONOFRI (PAPA’ PICCOLO TOMMY) CONDANNATO PER PEDOPORNOGRAFIA

22.5.2008 La prima sezione penale della Cassazione ha confermato stasera la condanna inflitta con patteggiamento dal gup di Parma a Paolo Onofri, papa’ del piccolo Tommaso, il bimbo ucciso a Casalbaroncolo nel marzo 2006, accusato di detenzione di materiale pedopornografico. Il collegio degli ‘ermellini’, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dalla difesa, ha confermato la condanna a 6 mesi e 100 euro di multa (pena sospesa) pronunciata nei confronti dell’imputato nell’ottobre 2006 dal giudice dell’udienza preliminare di Parma. Anche la procura generale della Suprema Corte aveva sollecitato la dichiarazione di inammissibilita’ del ricorso

http://irpinianelmondo.wordpress.com/2008/05/23/cassazionepaolo-onofri-papa-piccolo-tommy-condannato-per-pedopornografia/

Pedofilia, il padre di Tommy patteggia condanna a 6 mesidi Silvia Gilioli A Paolo Onofri furono sequestrati sul computer filmini compromettenti Parma - Paolo Onofri se la caverà con una condanna a sei mesi. Pena sospesa, dunque non finirà in carcere. Il padre del piccolo Tommaso, il bimbo rapito da tre persone e poi ucciso, all’inizio di marzo, si accinge a patteggiare, per l’accusa di possesso di materiale pedopornografico. Il 10 marzo scorso, nel pieno delle indagini e delle ricerche di Tommy, che invece era già stato ammazzato, gli inquirenti trovarono un computer con materiale compromettente nella cantina di Onofri, in via Jacchia, nel centro di Parma. Centinaia di files con immagini hard, ma quelle davvero proibite, appunto perché ritraenti minori in atti sessuali, secondo Onofri erano alcune decine.In quel momento si ipotizzò una pista legata alla pedofilia, per il rapimento, che lo stesso Onofri avesse un legame con i rapitori. Qualche settimana più tardi la scoperta della tragica verità: il padre di Tommy non aveva colpe, l’uccisione del bimbo di 17 mesi era slegata da quel suo «vizietto».Onofri fu comunque iscritto nel registro degli indagati, la vicenda non poteva chiudersi senza alcun provvedimento. Neanche l’uccisione di Tommaso cancellava quell’illecito.Ora l’avvocato Claudia Pezzoni ha raggiunto l’accordo per i sei mesi. È il pm Pietro Errede a essere competente per questo ramo dell’inchiesta, mentre dell’infanticidio si occupa la Dda di Bologna. A questo punto si attende solamente l’approvazione del giudice, che dovrebbe pronunciarsi entro fine mese.«A Paolo Onofri - racconta il legale della famiglia - sono state riconosciute tutte le attenuanti. Ritiene accettabile questa pena, che ridimensiona molto, anche nei contenuti, il quadro delle accuse che gli erano state rivolte, soprattutto sui giornali e in televisione».A distanza di quattro mesi e mezzo, il dolore per la sorte di Tommaso è ancora troppo forte, la famiglia Onofri non è in condizione di reggere il peso di un processo vero e proprio, il patteggiamento serve proprio a evitare questo.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=106108&PRINT=S

Il cosiddetto “rapimento” del piccolo Tommy, assume giorno dopo giorno...
....................................................
Nel caso in esame, gli elementi che hanno particolarmente richiamato la mia attenzione sono i seguenti.Innanzitutto il messaggio che il papà di Tommy ha inviato, servendosi dei mezzi di comunicazione, giornali, radio, televisione, ai “rapitori”, con tono determinato e quasi “sbrigativo”: “Se non me lo ridate, vengo a prendermelo io” Sicuramente, quando sarà stato interrogato, gli inquirenti su un’affermazione del genere gli avranno fatto, come si usa dire, “il pelo e il contro pelo”, né ci è dato sapere come Onofri si sia districato nel fornire una risposta che di certo avrà “giustificato” come un’espressione mossa dallo stato emotivo e di rabbia in cui si trovava. Personalmente non ho creduto che il “messaggio” di Onofri fosse frutto di una frase buttata lì per caso, o per effetto della disperazione, sentimento che induce piuttosto alle lacrime, fino ad implorare i criminali stessi, pur di riabbracciare una creaturina innocente. L’avere poi associato l’uso del plurale alla “minaccia” di andarsi a prendere Tommaso da solo, dunque escludendo inquirenti e investigatori, potrebbe essere indicativo di un luogo già frequentato dallo stesso Onofri, e probabilmente non per fatti di pedofilia, o solo per essi, bensì un luogo ove forse si praticano rituali sperimentali, a sfondo scientifico o pseudo religioso, e ad opera di qualche “scienziato” di quelli che pure sono affascinati da tradizioni antiche più vicine alla magia che alla medicina tradizionale. Il dubbio mi viene osservando un altro elemento, estremamente ripetitivo, per quanto inconsueto da parte dei genitori di bambini malati di epilessia. Infatti, pur lanciando l’appello a che al bambino venisse somministrato un certo farmaco, in particolare il Tegretol, indicandone gli orari e le modalità cui il bimbo stesso era abituato alla terapia, non era affatto necessario, diffondere il tipo di malattia, specie se parliamo di epilessia. Semmai, a doverne essere informati erano gli inquirenti, relativamente alla specifica patologia.Infatti, questo farmaco non è indicativo solo per i malati di epilessia, ma viene utilizzato anche per altre patologie, quelle ad esempio che interessano le nevralgie del trigemino, cui molti bambini sono soggetti e sappiamo quanto dolore provochi questo nervo. Come pure, le statistiche ce lo confermano, i genitori di bambini epilettici, sono i più restii a diffondere tale problema, anche in considerazione di non creare al proprio figlio, nei rapporti relazionali durante la crescita, una situazione di complessi, ingenerati da una società ancora molto incline ad emarginare portatori di taluni handicap.E va anche osservato che dopo aver invitato i “rapitori”a somministrare quel farmaco al bimbo, senza parlare di epilessia, qualora fosse intervenuta una crisi, si presume che leggendo le indicazioni per quel farmaco, tra cui vi è anche l’epilessia, avrebbero capito quale fosse la patologia di cui il piccolo è affetto. Ma c’è di più: la contraddizione
Non si è affermato, stando al racconto di Paolo Onofri, che sicuramente i “rapitori” conoscevano la casa, perfino dove erano collocati gli interruttori? Tanto che gli inquirenti hanno perquisito gli operai che avevano lavorato in quella casa, e di cui uno, pare avesse anch’egli un figlio con la stessa malattia di Tommaso.
Leggi tutto su:
http://www.disinformazione.it/piccolo_tommy.htm

Nessun commento:

Posta un commento