lunedì 16 gennaio 2012

Quanto ci costa votare: i miliardi che regaliamo ai partiti


La famelica macchina dei rimborsi elettorali nel libro di Paolo Bracalini
La democrazia ha un costo? I costi della politica sono sopportabili, o il carosello degli incravattati del Parlamento sta mandando a ramengo il bilancio dello stato? I partiti, custodi secondo la nostra Costituzione del gioco democratico del paese, sono organizzazioni elefantiache che, in Italia come nel resto del mondo, hanno un costo non indifferente, da finanziare in qualche modo. La scelta, nel nostro paese, è quella di sostenere la politica con un imponente legislazione che impone al contribuente, ai conti pubblici insomma, un trattamento di assoluto favore per le organizzazioni politiche, che ottengono per ogni voto una certa quota in risarcimento.
IL COSTO DEI PARTITI – Per la precisione, racconta Paolo Bracalini nel suo Partiti SpA di recente pubblicazione, dopo il referendum del 1993 che abolì la legge per il contributo pubblico alla politica, il legislatore italiano aggirò il risultato referendario per arrivare alla legge del rimborso, che “reintroduceva di fatto il finanziamento pubblico sotto forma di rimborso elettorale. Il rimborso, disponeva la legge, non sarebbe stato calcolato sulla base delle spese, ma moltiplicando il numero degli italiani quale risultava dall’ultimo censimento, compreso i non aventi diritto, moltiplicato per lire 1600″. Il risultante sarebbe poi stato spartito dai partiti in base alle percentuali ottenute; tale ammontare è stato da ultimo aggiornato al 2002 quando viene elevato ad un euro per ogni cittadino per ogni anno di legislatura, il che vuol dire che per ogni periodo elettorale il partito prende un euro all’anno per voto (analogo trattamento per le elezioni amministrative a cui i partiti partecipano). Spese di campagna elettorale, manifesti, propaganda, invii in contrassegno postale sono le spese più comuni che i partiti affrontano: ecco i totali di questo assalto alla diligenza, nelle tabelle elaborate da Bracalini (che pubblichiamo con il consenso dell’autore).
Continua ...

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