martedì 24 gennaio 2012

Siria: i Paesi del Golfo ritirano gli osservatori in patria


Siria: i Paesi del Golfo ritirano gli osservatori in patria
DAMASCO - L’annuncio è ormai ufficiale: il ritiro degli osservatori della Lega araba dalla Siria avverrà in tempi brevi. Le sei monarchie arabe del Golfo hanno deciso di ritirare i loro osservatori, impiegati da diverse settimane in Siria nella missione della Lega araba. In questo modo si è deciso di seguire l’esempio lanciato dall’Arabia Saudita, che è stata la prima a richiamare i suoi uomini in patria. Anche gli altri Paesi del Golfo (oltre al regno saudita ci sono Kuwait, Qatar, Bahrain, Oman e Emirati Arabi Uniti) hanno deciso di fare lo stesso e il rientro in patria dei loro uomini dovrebbe avvenire in tempi rapidi. La missione della Lega araba in Siria, vale la pena ricordarlo, era nata con l’obiettivo di fermare la violenza nel Paese e di controllare che il regime di Assad rispettasse il piano di pace: ma l’intento, come la cronaca quotidiana dimostra, si è rivelato un fallimento.
Al di là di questo, però, continuano a tenere banco le accuse nei confronti della Russia per il fatto che continua a sostenere concretamente il regime siriano di Bashar al-Assad. Questo, ovviamente, nonostante gli sforzi della comunità internazionale di condannare e isolare Damasco. Secondo quanto rivelato da una fonte dell’agenzia russa per l’esportazione di armi, Mosca ha accettato di vendere alla Siria 36 “Yakovlev Yak-130”: si tratta di jet da addestramento al combattimento di ultima generazione. Il contratto, siglato a dicembre, avrebbe un valore pari a 550 milioni di dollari.
L’indiscrezione relativa alla fornitura di questi aerei a Damasco da parte della Russia non piace al Dipartimento di Stato americano, già in allarme per la notizia riguardante l’arrivo nel porto siriano della nave russa “Tartus”, carica di armi. Questa volta, però, gli Stati Uniti hanno deciso di chiedere spiegazioni, proprio in merito all’ipotetico contratto siglato con Damasco per la vendita di 36 aerei da addestramento “Yakovlev Yak-130”. A sollevare la questione, infatti, dovrebbe essere il vice segretario di Stato americano, Jeff Feltman, nella sua prossima visita a Mosca. Ma una risposta da parte del Cremlino arriverà a gran fatica (ammesso che ci sarà), visto che solo una settimana fa il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aveva detto che la Russia non è tenuta a giustificare le sue azioni davanti all’Occidente.

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