BOLOGNA - Ha vissuto tre anni da sieropositivo, sempre sull'orlo del baratro, sempre in attesa del peggio, che però - per sua fortuna - non arrivava. Una condizione di costante incertezza: dopo il verdetto iniziale, gli esami dicevano che la terapia andava rimandata perché la carica virale nel sangue era ancora bassa. Troppo bassa. Ci rivediamo tra sei mesi, torni a trovarci. Poi nel 2000 la scoperta: la diagnosi fatta dal Laboratorio di analisi chimico - cliniche dell'ospedale Maggiore era sbagliata. Il paziente in realtà stava benissimo: non aveva nessuna infezione da virus Hiv. Una liberazione, certo. Ma quella spada di Damocle sulla testa, l'incubo Aids in agguato per tre anni, gli hanno cambiato la vita. Via dallo studio legale di famiglia, via dalla ragazza con la quale stava, alla fine persino via da Bologna.
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