venerdì 2 settembre 2011

Inchiesta Tarantini, pm di Lecce aprono indagine sull’operato della procura di Bari

Gianpi Tarantini

Manovre per insabbiare le indagini di Bari suPatrizia D’Addario e il giro di escort a Palazzo Grazioli? Per tentare di rispondere a questa domanda la procura di Lecce ha aperto una indagine preliminare sull’operato della procura di Bari nell’inchiesta che riguarda Gianpaolo Tarantini, arrestato ieri e da tempo indagato nel capoluogo pugliese con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, per aver procurato prestazioni sessuali di giovani escort al presidente del Consiglio. La procura salentina, infatti, è competente ad indagare su fatti che riguardino magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Bari. L’inchiesta è affidata al pm Antonio De Donno, il quale oggi sarebbe a Roma proprio per lo svolgimento di attività legate all’indagine. Nei giorni scorsi la Procura di Lecce avrebbe ricevuto documenti ed intercettazioni telefoniche dai pm di NapoliVincenzo Piscitelli, Francesco Curcio e Henry John Woodcock che indagano sull’estorsione al premier, reato per il quale hanno chiesto ed ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro Tarantini, la moglie Angela Devenuto e Valter Lavitola. Non è noto se siano già state fatte iscrizioni nel registro degli indagati, né quali intercettazioni siano ora all’esame dei pm salentini. Di certo, nelle carte che accompagnano l’ordinanza di custodia cautelare di Tarantini e Lavitola, ci sono diversi passaggi di conversazioni in cui i due sostengono di avere una sorta di santo in paradiso tra gli inquirenti. In particolare Tarantini racconta di quando il suo avvocato Nicola Quaranta avrebbe incontrato “il capo”, che si sarebbe dimostrato preoccupatissimo (“è cacato nelle mutande”) per il contenuto dell’ultima informativa della Guardia di Finanza consegnata alla procura di Bari. Nel documento, ancora oggi coperto da segreto, secondo Tarantini sarebbero state trascritte tutte le sue intercettazioni, comprese quelle con il premier. E questo riaccendeva pericolosamente il rischio che il caso D’Addario riesplodesse diventando di nuovo pericolosissimo per Berlusconi e per lo stesso Tarantini. Ecco cosa si dicevano Lavitola (V) e Tarantini (G) al telefono.
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