L'obiettivo è capire se l'imprenditore di Bari avesse sponde tra le toghe. I pm salentini hanno ricevuto documenti e intercettazioni telefoniche dai colleghi di Napoli che si occupano dell'estorsione al presidente del Consiglio. In questura a Roma interrogati gli avvocati del faccendiere agli arresti da ieri a Poggioreale. A Napoli interrogatorio di Marinella Brambilla, storica segretaria del premier
LECCE - La Procura di Lecce ha avviato un'indagine per verificare eventuali responsabilità penali dei magistrati di Bari in una delle inchieste che riguardano Giampaolo Tarantini. L'imprenditore pugliese è stato arrestato ieri - su ordine del gip di Napoli - per estorsione ai danni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma era già indagato proprio a Bari con l'accusa di aver procurato prestazioni sessuali di giovani escort al premier: un'inchiesta - quella barese per sfruttamento della prostituzione - molto lenta, con un fascicolo preliminare aperto ormai da più di due anni. I magistrati salentini - che sono competenti a indagare per fatti che riguardano i colleghi in servizio nel distretto barese - dovranno capire se, come Tarantini millantava al telefono, l'imprenditore avesse davvero sponde all'interno della procura. I sospetti su Bari. L'inchiesta è affidata al pm salentino Antonio De Donno, che è stato a Roma oggi proprio per occuparsi di questo caso, ed è partita dopo un'iniziativa dei magistrati napoletani: nei giorni scorsi, infatti, la Procura di Lecce ha ricevuto documenti e intercettazioni telefoniche dai pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio e Henry John Woodcock che indagano sull'estorsione al premier, reato per il quale hanno chiesto ed ottenuto un'ordinanza di custodia cautelare in carcere contro Giampaolo Tarantini, la moglie Angela De Venuto e Valter Lavitola. Nelle carte dei pm napoletani, in effetti, ci sono intercettazioni che riguardano proprio la condotta della procura barese. Ecco uno stralcio di una conversazione telefonica tra Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola. Parlano della riapertura dell'inchiesta a Bari. "È per darci un vantaggio", dice Gianpi. GT: "È stato fatto per non chiudere le indagini, per non mandare l'avviso di conclusione, così non escono intercettazioni". VL: "Embè, e che vantaggio ha il pm a riaprire le indagini, scusa?" GT: "No, il vantaggio ce l'abbiamo noi; l'ha fatto apposta Laudati (ndr, capo della procura di Bari) questo, perché, si sono messi d'accordo, nel momento in cui riaprono l'indagine e non mandano l'avviso di conclusione, non diventano pubbliche le intercettazioni". L'inchiesta barese era d'altronde finita in qualche modo anche all'attenzione del Csm: il 9 luglio l'ex sostituto procuratore di Bari Giuseppe Scelsi scrisse al Consiglio superiore della magistratura attaccando il capo, Antonio Laudati. Sostenne di essere stato ostacolato proprio nell'indagine sulle escort portate da Tarantini a palazzo Grazioli. Convocata la segretaria di Berlusconi. Ma torniamo all'inchiesta napoletana. I pubblici ministeri campani hanno convocato in procura, come persona informata dei fatti, la storica segretaria del premier,Marinella Brambilla. 1 L'interrogatorio - condotto dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock - è attualmente in corso. Secondo quanto si sostiene nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Amelia Primavera, Marinella Brambilla - per conto del premier - avrebbe consegnato denaro a un collaboratore di Valter Lavitola: in tutto 500 mila euro. Lavitola avrebbe girato una parte - appena 100 mila euro - a Tarantini e ad altri indagati, trattenendo per sè quella più consistente. Secondo i pm napoletani - lo ricordiamo - il premier doveva pagare proprio per il silenzio sulla vicenda delle escort.Continua ...
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