ROMA – Che la Lega Nord fosse intenzionata a mettersi di traverso era palese, ma che potesse tirare di nuovo in ballo la questione del “Parlamento della Padania” no. L’eccessiva rabbia che sembra caratterizzare gli esponenti lumbard in queste ore si trasforma in una nuova mossa anti romana, anti governo tecnico, e quindi anti Monti, e soprattutto anti Italia. E proprio nei giorni in cui tutti sono al lavoro per il bene del Paese e per risollevare le sorti dello stesso. Il Carroccio riaprirà il suo “Parlamento del Nord”: a deciderlo è stata la segreteria politica della Lega, presieduta da Umberto Bossi, che si è riunita oggi presso la sede di via Bellerio. Secondo una nota che è stata diffusa, la riapertura del “Parlamento della Padania” sarà il prossimo 4 dicembre. Per chi non lo ricordasse, nato nel 1997, a Villa Riva Berni, a Bagnolo San Vito (Mn), il “Parlamento della Padania” ogni cinque anni elegge i rappresentanti dei partiti e il Primo Ministro della Padania. L’organismo viene sciolto nel 1999 per riaprire i battenti il 10 febbraio 2007 con sede a Vicenza, nella villa Bonin Maistrello, su richiesta di Umberto Bossi. Attualmente il presidente del Parlamento è Roberto Maroni. Oggi la questione torna in auge e arriva come conferma ad un concetto già ribadito a chiare lettere nelle scorse ore: il Carroccio non intende appoggiare il governo Monti e intende configurarsi come forza dell’opposizione.
È un malumore ben evidente quello che aleggia nel Carroccio. Per capire il livello di esasperazione raggiunto basta ascoltare Radio Padania: “Il governo Monti? Si tratta di un colpo di Stato e bene fa la Lega a restare fuori”. “Bravo Bossi, quindi, l’unico ad avere il coraggio di fare opposizione. L’obiettivo è di tornare alle origini, secessione e indipendenza del nord”. E’ un fiume in piena Radio Padania, il cui folto pubblico sembra essere accomunato da una sola cosa: attaccare il presidente incaricato Mario Monti, “bancario dell’Europa”, che, sostiene un padano, “ci tasserà tutto, a noi del Nord che dovremo mandare un sacco di soldi al meridione, che sperpereranno come sempre, e noi resteremo qui più poveri”. Il discorso, insomma, è sempre lo stesso: il Carroccio non perde occasione anche questa volta di dare sfogo alle sue teorie razziste e secessionistiche.
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