"Allo stato attuale del prezzo del petrolio, esistono i margini per un'ulteriore riduzione, compresa tra 0,8 e 1,8 centesimi al litro, del prezzo al consumo dei carburanti", cosi' dichiara il ministro allo Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Dimentica, il ministro Scajola, che la domanda la rivolge a se stesso e che, di conseguenza, dovrebbe darsi una risposta, perche' il 50% del fabbisogno energetico del nostro Paese lo ha in mano l'Eni, che e' una societa' controllata dallo Stato, ovvero dal governo di cui fa parte. Il ministro sciorina una serie di dati per supportare la propria tesi: dall'inizio dell'anno al 28 luglio il prezzo medio al consumo della benzina in Italia e' infatti aumentato dell'1,3% (pari a circa 1,8 centesimi al litro) in piu' rispetto alla media dei 15 Paesi dell'Unione, tra il 14 e il 28 luglio in Europa la benzina e' scesa mediamente di 5 centesimi al litro, con picchi che in Germania hanno toccato i 9,4 cent/litro, lungo la penisola invece, a fronte di giorni in cui il prezzo del petrolio e' sceso notevolmente, il prezzo medio al consumo della benzina e' diminuito di 4,2 centesimi con un differenziale a sfavore del nostro Paese di 0,8 centesimi. Tutto esatto. Quello che non quadra e' l'appello del ministro Scajola che rimane tale finche' non si accorgera' che un ministro non fa appelli ma assume provvedimenti, soprattutto se l'esito di questi dipende dal governo di cui fa parte. O il ministro pensa che i consumatori devono, ancora, essere presi in giro?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
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