La condanna in appello dopo l’assoluzione in primo grado. I due giornalisti avevano raccontato le trattative politiche tra Dell’Utri e Cosa nostra, le indagini per droga a carico del senatore e i suoi contatti con i fratelli Graviano. Secondo la Corte gli articoli raccontano fatti veri, ma sono lo stesso diffamatori. Gomez: "Sentenza sconcertante".
Avevano scritto due articoli sul passato grigio di Marcello Dell’Utri, che li ha querelati per diffamazione. In primo grado erano stati assolti, adesso la terza sezione della Corte di Appello penale di Roma li ha prescritti e condannati a risarcire al braccio destro di Berlusconi 50mila euro di danni più le spese. Le motivazioni della sentenza sono state depositate il 2 febbraio.
Il processo riguarda due articoli pubblicati su L’Espresso nel marzo del 1999. Il primo, a firma del solo Leo Sisti, parlava delle indagini per traffico di stupefacenti a carico di Dell’Utri che, tramite Vittorio Mangano, «socio in affari di droga», «sarebbe stato disponibile a finanziare una partita di cento chili di cocaina colombiana». La notizia era vera, ma secondo la Corte l’articolo sarebbe diffamatorio perché Sisti non aveva scritto che il GIP aveva respinto la richiesta di arresto per partecipazione ad associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti a carico di Dell’Utri «per insufficienza di gravi indizi di colpevolezza». Nello stesso articolo Leo Sisti scriveva che Vittorio Mangano «andava a cena nei ristoranti milanesi con Dell’Utri e alcuni pericolosi mafiosi» e cercava «aiuto dall’amico Marcello perché, Berlusconi premier, si facessero leggi meno pesanti per gli uomini d’onore». Nonostante lo stesso Dell’Utri abbia ammesso cene con Mangano e altri esponenti di Cosa nostra a Milano negli anni settanta, la Corte ha ritenuto queste frasi «una gratuita insinuazione», «una circostanza meramente asserita senza alcun riscontro negli atti giudiziari». Eppure Dell’Utri era sotto processo da quasi tre anni proprio per quegli incontri con Mangano fino a prima delle elezioni politiche del '94. Soltanto il giudizio di appello di questa estate ha ritenuto quelle accuse infondate (e il pg ha presentato ricorso contro la sentenza per manifesta illogicità delle motivazioni).
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