martedì 21 giugno 2011

Io firmo, riprendiamoci il voto


Interessante iniziativa quella di “Io Firmo, Riprendiamoci il Voto”, che propone un nuovo Referendum, questa volta riguardo la legge elettorale, la cosiddetta “porcata” inventata e ribattezzata così dal suo ideatore, il ministro leghista Calderoli.
Sull’onda di entusiasmo e di cambiamento, la proposta di un nuovo referendum, potrebbe funzionare, dico potrebbe, visto che ho seri dubbi sulla “passionalità” che genererebbe nella gente comune il tema in questione. Comunque provarci è sicuramente importante, la sensibilizzazione al riguardo sarebbe veramente un grande atto di civiltà, visto che con l’attuale legge, di democratico ha ben poco.
Di fatto, agli elettori viene negato loro il diritto di scegliere i propri rappresentanti.
Gli obiettivi che si pone il comitato organizzatore – oltre ovviamente il raggiungimento del numero di firme necessarie, non poche, ne servono infatti almeno cinquecentomila – sono quattro:
1- Liste bloccate. Le liste bloccate privano gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e ledono irrimediabilmente l’equilibrio tra i poteri. Un Parlamento di “nominati” non ha infatti alcun reale potere nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio.
2- Il premio di maggioranza. Così esiste solo in Italia e ha effetti opposti a quelli auspicati. Attribuendo il 55% dei seggi alla lista che ottiene un voto più delle altre (anche se ha il 35% dei voti), questo meccanismo obbliga anche i partiti maggiori alla ricerche di qualsiasi voto utile. La conseguenza sono coalizioni sempre più ampie e inevitabilmente eterogenee. Nessuna stabilità del governo, anzi: frammentazione della maggioranza di governo e paralisi della sua attività.
3- Soglia di sbarramento. L’attuale soglia di sbarramento al 2% per le liste collegate in coalizione è un ulteriore incentivo alla frammentazione. Mantenere una soglia unica al 4% garantisce la presenza alla Camera dei partiti più rappresentativi, “costringendo” le forze minori ad unioni reali (un unico simbolo, un’unica lista) senza scorciatoie come le coalizioni elettorali. Al Senato il sistema dei collegi consentirà nelle Regioni più grandi la rappresentanza anche di forze decisamente minori.
4- Indicazione del candidato premier. L’obbligo di indicare il candidato Capo del governo interferisce con le prerogative del Presidente della Repubblica che può e deve scegliere in assoluta autonomia. Inoltre tale meccanismo tende a trasformare il nostro sistema da parlamentare in semi-presidenziale senza i contrappesi dei sistemi presidenziali.
Una personale considerazione riguarda gli sbarramenti, non mi sono mai piaciuti, costringono la pluralità – tanto necessaria in un Paese – in un angolo ristretto, schiacciata da logiche dominanti, e poi attribuire problemi di stabilità alla pluralità mi sembra una forzatura.

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