sabato 23 luglio 2011

Parolisi in caserma, amori e bugie I colleghi: «Ci chiese di stare zitti»


Un'intercettazione con la sorella: vedrai, usciranno altre cose
Primi interrogatori: cercò di portare le indagini sulle soldatesse

Salvatore Parolisi, secondo da destra, con un gruppo di commilitoni
dal nostro inviato Nino CirilloASCOLI PICENO - Il Parolisi play boy è tutto nelle carte del Ros. Un play boy un po’ vigliacco e un po’ sgualcito da una vita sicuramente modesta, uno che subito dopo la scomparsa di Melania andò a raccomandarsi a ogni collega di non dir nulla ai carabinieri delle sue piroette d’amore. E invece tutto è venuto fuori, proprio tutto. Quando il 27 aprile, alle sei e cinque del pomeriggio, Nicola Caterino -comandante della terza squadra del terzo plotone della stessa compagnia di Parolisi- si siede davanti al capitano D’Ortona, nella caserma dei carabinieri di Ascoli, inizia la sua testimonianza ricordando «di aver notato abitualmente, durante l’orario di servizio, il Parolisi trattenersi al telefono per 30-40 minuti al giorno intuendo che l’interlocutore non fosse la moglie». Caterino mette subito sul piatto la storia di Ludovica, affermando «di essere a conoscenza che agli inizi del 2009 il Parolisi iniziò a provare un certo interesse, ricambiato, nei confronti di una volontaria di origine laziale, che al termine del corso fu destinata a un reparto di Roma». Aggiunge «di sapere che la relazione tra il Parolisi e Ludovica era continuata anche dopo il trasferimento di quest’ultima e che il Parolisi disponeva di una seconda scheda telefonica, intestata a lei...». E di essere a conoscenza «che il Parolisi aveva avuto una seconda relazione di breve durata con un’altra allieva, tale Rosa».

Questa testimonianza è una specie di svolta per le indagini, le fa virare tutte sul triangolo Salvatore-Melania-Ludovica. E così arrivano altre conferme. Sia il 3 sia il 4 maggio viene ascoltato Libero D’Agostino, anche lui collega di Parolisi, comandante della seconda squadra del terzo plotone della caserma Clementi. E neanche D’Agostino si fa pregare, anzi va oltre. Si dice sicuro del fatto «che il Parolisi abbia intrattenuto relazioni con allieve durante la sua permanenza, anche se lo stesso non si era mai confidato direttamente con lui», e racconta di aver notato, proprio come Caterino, che «il Parolisi effettuava e riceveva telefonate per due-tre ore al giorno utilizzando un cellulare dedicato e che sicuramente non parlava con la moglie». D’Agostino solleva anche il primo velo sulla vita nella caserma, non solo quella di Parolisi: «All’interno del reggimento capitava spesso che gli istruttori avessero relazioni con le allieve, generalmente con quelle della propria squadra o plotone con le quali vi sono più occasioni di contatto». E racconta -a proposito delle ore appena successive alla scomparsa di Melania- di essere rimasto «in compagnia di Salvatore, il 19 aprile dalle 13.30 alle 19 all’interno del reggimento, di aver appreso dallo stesso che i carabinieri gli avevano chiesto di sue eventuali relazioni extraconiugali..., di essere stato invitato da Salvatore a non riferire, nel caso in cui fosse stato invitato dai carabinieri, delle sue relazioni extraconiugali, aggiungendo che vi avrebbe provveduto lui stesso». Ma D’Agostino non si fa convincere e dice tutto quello che sa. Proprio come Raffaele Pagano, un terzo collega di Parolisi, uno che prestò servizio insieme a lui nel 2005 a Tolmezzo, nel corpo degli alpini. Pagano viene sentito il 19 maggio -le indagini intanto hanno fatto grossi passi avanti- e racconta non solo della relazione di Salvatore con Rosa, ma ricorda anche lui, come fosse un refrain, «di aver notato Parolisi trattenersi parecchio tempo al telefono, in caserma, appartandosi dietro lo stabile della compagnia». 
Continua ...

Nessun commento:

Posta un commento