martedì 23 agosto 2011

Il suicidio della testimone anti clan

Preoccupata per i figli, la nipote del boss torna a casa e beve acido muriatico

Gregorio Bellocco, il capo della cosca cui Maria Concetta Cacciola si è ribellata (Sapone)
Gregorio Bellocco, il capo della cosca cui Maria Concetta Cacciola si è ribellata (Sapone)
REGGIO CALABRIA - Si è suicidata ingerendo acido muriatico. Maria Concetta Cacciola, 31 anni, non ha spiegato il gesto estremo che ha spiazzato anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. La donna era figlia di Michele Cacciola, cognato del boss Gregorio Bellocco, il capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta di Rosarno, tra le più potenti del litorale tirrenico. Lo scorso maggio Maria Concetta si era presentata spontaneamente ai magistrati per fare alcune dichiarazioni. Ai pm Alessandra Cerreti e Giovanni Musarò aveva riferito notizie riguardanti le attività illecite della sua famiglia. I magistrati si erano trovati davanti una donna determinata, forte, pienamente consapevole della scelta di chiudere con il suo passato. Le sue dichiarazioni erano state riscontrate, tanto da permettere la scoperta di due bunker utilizzati dai latitanti della famiglia. La collaborazione di Maria Concetta Cacciola, cugina di un'altra pentita, Giuseppina Pesce, figlia di Salvatore, boss di Rosarno, avrebbe inoltre portato ad alcune richieste di arresto avanzate dalla Procura al gip distrettuale. Il suicidio segue di qualche mese un altro caso analogo. Quello di Tita Buccafusca, 38 anni, moglie di Pantaleone Mancuso, boss di Nicotera (Vibo Valentia), toltasi la vita il 18 aprile ingerendo acido solforico dopo aver deciso di collaborare con la giustizia. «Tita» aveva conosciuto la 'ndrangheta dall'interno, partecipando ai tavoli dove si prendevano decisioni importanti. Il suo pentimento era stato considerato una svolta storica negli ambienti investigativi.
Continua ...

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