giovedì 1 settembre 2011

Manovra, la rabbia del Cavaliere "Un pasticcio, non ci metto la faccia"

Manovra, la rabbia del Cavaliere  "Un pasticcio, non ci metto la faccia"

Spunta un condono fiscale da 4 miliardi e per i grandi evasori in arrivo anche il carcere. La nuova sanatoria fiscale è stata già discussa da Calderoli con Alfano e Sacconidi CARMELO LOPAPA

ROMA - Dice che su questo "pasticcio" lui non vuol "mettere la faccia". Che la risolvano Tremonti e Calderoli e Sacconi, al più presto, la grana dei conti che non tornano. Che lui da ieri sera e per tutta la giornata di oggi si occuperà "solo di Libia", tentato perfino dal disertare il Consiglio dei ministri di stamattina. D'altronde deve volare a Parigi per la conferenza internazionale in programma nel pomeriggio. Per Silvio Berlusconi l'accordo valido è quello siglato a casa sua lunedì scorso. Certo, fatta salva la norma-boomerang sul riscatto degli anni universitari e del servizio militare. È stata cancellata con tutta fretta ieri mattina dallo stesso artefice della trovata, il ministro del Welfare, al termine del faccia a faccia avuto col collega leghista Calderoli. Emerge adesso che al vertice di lunedì Sacconi aveva fatto sapere che i beneficiari sarebbero stati non più di 3-4 mila e che sulla disposizione c'era la copertura di Cisl e Uil. Si è scoperto martedì mattina che coloro che avevano riscattato laurea e militare erano qualcosina in più: appena 600 mila. E che i sindacati (tutti) erano pronti alla rivolta. Marcia indietro, dunque. Ma tanto è bastato per allargare la falla dell'ammanco, passato dai 5-6 miliardi stimati informalmente dalla Ragioneria dello Stato dopo la riscrittura della manovra, ai 7-8 di ieri. Dato che, dal congelamento del riscatto ideato ad Arcore, il governo stimava di ricavare almeno 1,5 miliardi di euro. Spariti anche quelli. Ecco perché a fine giornata, chiuso a Villa San Martino e parecchio infastidito dal disordine generale sulle cifre e dalle polemiche in libertà dei suoi, il Cavaliere lascia intendere che l'ipotesi di innalzare di un punto l'Iva, addirittura di 1,5, resta sullo sfondo, come extrema ratio. Quasi un monito all'indirizzo del ministro dell'Economia Tremonti, che di un intervento sull'imposta sul valore aggiunto continua a non voler sentire parlare. Allora provveda lui in altro modo, è quanto gli manda a dire il presidente del Consiglio. Sulla testa di tutti i ministri resta la spada di Damocle di un ulteriore giro di vite sui bilanci dei ministeri, già al momento spazzolati per 6 miliardi di euro.
Continua ...

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