Il quotidiano critica il provvedimento perché mette a repentaglio le indagini su mafia e terrorismo. E cita i casi di Bertolaso e Clinton, oltre alle telefonate imbarazzanti di Berlusconi.
“In Italia non sei nessuno se il tuo telefono non è sotto controllo; anzi, come disse il comico Beppe Grillo, se non puoi essere ricattato non sei degno di far parte della classe dirigente“. Così comincia un lungo articolo del New York Times dedicato alla legge sulle intercettazioni.
PIANGE IL TELEFONO - Le intercettazioni telefoniche hanno becchato veline e mafiosi, politici e quelle che genericamente sono state definite “massaggiatrici“, e recentemente anche un cantante del coro del Vaticano che procurava seminaristi per appuntamenti amorosi con un pubblico ufficiale responsabile delle opere pubbliche, scrive il NYT riferendosi ad Angelo Balducci. Anche il primo ministro Silvio Berlusconi di routine è finito implicato in intercettazioni telefoniche che sono trapelate alla stampa italiana con allarmante regolarità, di solito in un ruolo di comprimario, visto che è stato registrato mentre telefonava a un indagato, ma a volte come soggetto stesso dell’inchiesta. Nel 2007, fu sorpreso al telefono con un dirigente televisivo chiamando “stronzo” un membro della sua coalizione del centro-destra e chiedendo raccomandazioni per una showgirl.
CONTINUA ...
http://www.giornalettismo.com/archives/65156/intercettazioni-newyorktimes/
Nessun commento:
Posta un commento