lunedì 31 maggio 2010

La classe politica non vuole rinunciare

Sembravano quasi deliranti gli annunci usciti dalle prime pagine dei giornali, dai TG o dai blog di mezza Italia negli ultimi giorni, che annunciavano una svolta nella condotta politica di questo Governo risvegliato dalle sferzate della crisi monetaria dell’Europa, mostrando un’irrefrenabile decisione a fare rinunce e tagli agli sprechi della gestione pubblica. Come mai da 20 anni a questa parte, pubblicamente l’intera compagine di Governo ha rilanciato la necessità di reperire 24 miliardi di euro con una pesante manovra finanziaria atipica e diversa da tutte le precedenti per modalità di imposizione, per cominciare ad intaccare l’ormai pesantissimo debito pubblico che ogni italiano si porta sulle spalle con un debito procapite di circa 30.000 Euro? Tra le novità di questa manovra ci si prefiggeva in prima ipotesi il taglio delle provincie, la riduzione dei compensi a tutti i parlamentari, tagli ai mega stipendi dei dirigenti pubblici ed altre importanti incisioni sulla spesa pubblica. Questo per la prima volta nella nostra storia proponeva un passo indietro della politica e delle istituzioni indirizzato alla riduzione degli sprechi dirottando la richiesta di sacrifici a quella parte del Paese che in tanti anni non aveva mai contribuito al ripristino di una condizione di equità da troppo tempo inespressa.
CONTINUA ...
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