Ricercatori chiusi in casa a Tsukuba, 70 km da Tokyo.
Si sono chiusi in casa e vivono aggrappati a Internet e ai telefonini per capire cosa fare: una decina di ricercatori italiani, che insieme ad altri colleghi stranieri lavorano per un istituto di ricerca giapponese a Tsukuba, una città a 70 chilometri a nord-est di Tokyo, temono che la situazione della centrale nucleare di Fukushima peggiori e chiedono all'Italia di attivarsi per dare notizie e consigliare il da farsi. "Per ora - dice al telefono all'ANSA Corrado Mandoli, uno dei ricercatori - l'allarme radioattivo è basso e qui non è prevista alcuna evacuazione.
Ma il nostro timore è che se la situazione dovesse peggiorare, e questo può avvenire in qualsiasi momento nelle prossime ore, poi sia troppo tardi. Siamo a 200 chilometri dalla centrale, e in caso di esplosione sarebbe una distanza irrisoria. Inoltre, è previsto l'arrivo di un altro tsunami, che potrebbe colpire la centrale e peggiorare la situazione". Andar via adesso, spiega, sarebbe complicato con le loro forze: "la benzina è finita e comunque ci dicono che la strada per Tokyo è praticamente bloccata, per fare 70 chilometri ci vogliono almeno quattro ore. E poi temiamo che mentre siamo in viaggio succeda qualcosa che ci colga impreparati".
Continua ...
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