martedì 29 marzo 2011

“L’Italia sta organizzando la fuga di Gheddafi”

Una via di uscita dalla Libia anche con la collaborazione passiva degli Usa. Ecco cosa sta mediando Roma alla vigilia della conferenza internazionale di Londra

Gli sforzi della comunità internazionale sono ora diretti ad offrire a Muammar Gheddafi una via di uscita dallaLibia, con l’Italia che sta cercando di organizzare la sua partenza e gli Stati Uniti che promettono di non impedirne la fuga. Lo scrive il Guardian, spiegando che alla vigilia della conferenza internazionale di Londra – a cui parteciperanno l’Onu, gli Stati arabi, l’Unioneafricana e più di 40 ministri degli Esteri – Roma si è offerta di mediare un accordo per il cessate il fuoco in Libia, assicurando l’esilio al rais in un paese africano.

L’ATTO DI CORAGGIO – “Gheddafi deve fare un atto di coraggio”, ha detto il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, augurandosi che l’Unione africana riesca a presentare “una proposta valida” per risolvere la questione libica. Quella italiana è una soluzione che sembra trovare anche il consenso degli Usa, che tramite un alto funzionario dell’amministrazione Obama ha fatto sapere di non avere nulla in contrario se Gheddafi fuggisse in un paese fuori dalla portata della Corte penale internazionale che sta indagando sui suoi crimini di guerra. Anche i britannici hanno detto che preferirebbero vedere Gheddafi sotto processo, aggiungendo però che se la sua fuga è il prezzo da pagare per una soluzione pacifica della crisi libica, allora sopporteranno. David Cameron e Nicolas Sarkozy hanno cercato di perpetuare la pressione su Gheddafi, rilasciando una dichiarazione congiunta alla vigilia della conferenza che dichiara finita la sua era, e indicando che i suoi luogotenenti potrebbe sottrarsi al procedimento penale se lo abbandonassero immediatamente. “Chiediamo a tutti i suoi seguaci di lasciarlo prima che sia troppo tardi”, hanno detto.

IL DISCORSO DI OBAMA – Nel frattempo Obama ha tenuto un discorso televisivo al popolo americano in cui ha spiegato perché gli Stati Uniti sono coinvolti nel conflitto, come risposta ai suoi critici interni rispetto alla crisi. Il presidente Usa ha aumentato la pressione su Gheddafi dicendo che la sua era è finita. “Continuiamo a perseguire l’obiettivo più ampio di una Libia che non appartiene a un dittatore, ma alla sua gente,” ha detto. “Gheddafi non si è ancora dimesso e finché resterà la Libia sarà in pericolo”. Ha anche sottlineato che gli scioperi contro le forze di Gheddafi sarebbero continuati anche nei giorni successivi. “La nostra coalizione non mancherà di premere sulle forze di Gheddafi,” ha detto.

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