ROMA - Si parte con la retorica del Presidente Giorgio Napolitano; con "l'orgoglio e la fiducia" sbandiarati a Montecitorio proprio come il tricolore per celebrare quella "straordinaria impresa storica" che è stata l'Unità Italiana. Si parte con il discorso del capo dello Stato, dicevamo, e con quel ringraziamento rivolto "ai tanti che hanno raccolto l'appello a festeggiare e celebrare i 150 anni dell'Italia unita, esprimendo soddisfazione perchè ciò esprime che è stato condiviso lo spirito della ricorrenza".
Si finisce con la dichirazione diUmberto Bossi che, interrogato dai cronisti in merito alle dure contestazioni subite da Silvio Berlusconi, si lascia andare ad un secco "peggio per lui". Il Senatùr, a differenza di molti suoi colleghi di partito, era presente alle celebrazioni svoltesi a Montecitorio a non ha lanciato le consuete inventive contro "roma ladrona", l'inno nazionale, la bandira italiana e tutti i simboli legati all'odierna ricorrenza.
Tra inizio e fine, si introduce con un mai domo spirito patrio Gianfranco Fini: se il suo Fli sembra essersi lentamente ma inesorabilmente sfiatato, lo stesso non si direbbe per lo spirito d'appartenenza al Bel paese:"L'Italia unita e liberata non fu solo il risultato dell'azione politica e militare dei Savoia - ha ricordato l'ex leader di An - ma il frutto di un movimento ideale e politico animato dall'amor di patria". Per questo, ha osservato quindi Fini "vivere e celebrare il 17 marzo oggi come festa nazionale è un dovere civile per tutti gli italiani: dalla vetta d'Italia a Lampedusa". Tutto ciò anche perchè "oggi bisogna far prevalere le ragioni del nostro essere italiani e del nostro stare insieme sullo strisciante egoismo, geografico o sociale".
Continua ...
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