mercoledì 13 aprile 2011

Occidentali, paesi contractor a diffondere il virus del caos imperiale

Occidentali, paesi contractor a diffondere il virus del caos imperiale

Si dice che la Nato non sappia più cosa fare in Libia. Dopo aver bombardato per ogni dove, ora dovrebbe effettuare operazioni di terra per venire a capo della situazione.

Ma questo si sapeva di già. La famigerata risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ha permesso che venisse bombardata una parte, cioè l’esercito del governo libico tuttora riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, a vantaggio di un’altra, cioè le milizie condotte da transfughi del “regime” e da fondamentalisti libici finanziati, armati e addestrati direttamente dall’Occidente o per conto dell’Occidente da fior fior di democrazie come l’Arabia Saudita (poi se qualcuno insiste a chiamare ciò “no-fly zone” ...).

Però la risoluzione 1973 non permette un’invasione e se si dovesse discuterne in Consiglio di Sicurezza mi sa tanto che Cina e Russia questa volta voterebbero contro.

Perché la minaccia paradossale di volersi impantanare anche in Libia e magari di nuovo in Somalia, in Pakistan, nello Yemen, in Siria, in Libano?

Perché questo è il piano B: se non posso più tenere sottomessa una regione strategica devo cercare di fare in modo che nessun altro possa impiantarvi la propria egemonia. E per far ciò devo creare il caos.

Altro che petrolio! Quello intanto deve comunque essere venduto e le crisi in Medioriente, come hanno ben spiegato Jonathan Nitzan e Shimshon Bichler in “The global political economy of Israel”, hanno sempre avuto la capacità di fare aumentare il prezzo del greggio rendendo felice la weapondollar-petrodollar coalition, cioè il connubio petrolieri-mercanti di armi. Una felicità che peròper i gestori del potere politico non è fine a se stessa (rendere felici i capitalisti dominanti non è l’unica preoccupazione del Potere), ma in questa congiuntura ha un eminente aspetto geostrategico.

La guerra in Libia rende felici anche Francia e Gran Bretagna le cui compagnie petrolifere potranno scalzare l’italiana ENI che era preferita per via dei suoi accordi molto più favorevoli ai libici. Anzi, i nuovi accordi rischiavano di creare un pericoloso precedente per tutto il comparto.

Nessun commento:

Posta un commento