mercoledì 13 aprile 2011

Prescrizione breve è la battaglia finale

Oggi è il giorno del varo della prescrizione breve. In aula l'opposizione gioca sino in fondo la carta dell'ostruzionismo. I suoi deputati a turno leggono la Costituzione per ricordarne lo spirito ai colleghi di maggioranza e per rallentare l'approvazione della norma ad personam. L'obiettivo è cancellare due dei quattro processi a carico di Berlusconi. Ma la conseguenza è che ne finiranno al macero altri 15mila.
Dopo la maratona notturna l'approvazione è prevista per le 20. Il processo Mills non aspetta. Tutt'intorno è bufera: nell'emiciclo di Montecitorio la tensione è palpabile. I parenti delle vittime delle stragi - da L'Aquila a Viareggio - oggi arrivano a Roma per protestare contro "l'amnistia". Con loro anche chi ha perso i propri risparmi nei crac Parmalat e Cirio e le vittime di violenza. Vogliono giustizia, non la cancellazione dei dibattimenti. Tuona il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso: "È impropria la dizione di processo breve, è un modo per far finire il processo, per farlo morire piuttosto che per trovare le eventuali responsabilità di un colpevole o l'eventuale assoluzione di un innocente". E l'Anm condanna l'arringa anti-giudici che Berlusconi ha tenuto lunedì davanti al tribunale di Milano: "È un atto irresponsabile che delegittima i magistrati".
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, minimizza. Dice che attualmente i processi prescritti ogni giorno sono 466 e che con la nuova legge "poco cambierà" perché ne cancellerà solo lo 0,2%. Tra i quali, assicura, non ci sono il terremoto, Viareggio o la Parmalat. Ribatte il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "Ma se questa norma è così inutile - o utile solo a qualcuno - perché allora per farla tenete il Parlamento bloccato da settimane?". Il verdetto in arrivo, con Pdl, Lega e Responsabili che si apprestano a chiudere la partita in diretta tv. Da giorni i deputati sono pressati per garantire la loro presenza a Montecitorio. I ministri al gran completo presidiano i banchi del governo. Con i numeri è meglio non rischiare. E si annuncia un'altra giornata a dir poco incandescente.

di ALBERTO D'ARGENIO

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