mercoledì 25 maggio 2011

Edoardo Costa indagato: truffò 570 mila euro ai bimbi africani

Il progetto: soldi chiesti per aprire delle scuole

GIOVANNA TRINCHELLA

«Mi rendo conto che da soli sia molto difficile porsi e raggiungere grandi obiettivi ma sono altrettanto convinto che unendo le forze possiamo raggiungere dei grandi risultati, ed è per questo che chi si unisce a C.I.A.K. entra a far parte dell’esercito del sorriso da regalare a quei bimbi che non hanno scelto di nascere meno fortunati di noi». Bellissimo Edoardo Costa, attore ed ex modello, e con un cuore grande così. Peccato che l’amore per cuccioli d’uomo in difficoltà di Kenya, Tibet, Brasile o Senegal era solo un’esca per accumulare denaro. Era stato facile per l’ex compagno di Alena Seredova dare visibilità alla Ciak - «Construction Intelligence Association Kids onlus» - e da presidente raccogliere soldi per i piccoli stranieri facendosi fotografare sorridente. Eventi, incontri anche in saloni di bellezza erano l’occasione per chiedere un aiuto, invocare una donazione. Ma i progetti «Respiro del Mondo» per ristrutturare e dotare personale e attrezzature le scuole di favela e bindoville erano solo fantasia, un imbroglio.
Dal marzo 2004 al marzo del 2009, coinvolgendo anche ignari personaggi del mondo dello spettacolo, Costa, 44 anni, era riuscito a racimolare 650.000 euro. Un tesoretto di cui solo una minima parte, 80 mila euro, sarebbero stati destinati all’assistenza dei bambini, dopo però che lo scandalo era scoppiato e gli uomini della Guardia di Finanza di Milano, che hanno raccolto più di 250 testimonianze, stavano già indagando.
A oscurare il sorriso dell’ex divo della fiction «Vivere» c’era stato per primo un servizio del programma Italian Job in onda su La 7 nel marzo del 2008 e poi le martellanti domande di «Striscia la Notizia» che per mesi hanno continuato a chiedere spiegazioni. In un video inviato proprio al programma di Antonio Ricci l’attore aveva anche dichiarato che presto avrebbe spiegato ogni cosa. Ma come dire che parte dei soldi raccolti finivano sui conti della sua società Black Star production oppure in cene, viaggi all’estero o tatuaggi?
Costa, all’anagrafe Cicorini, per il pm di Milano Bruna Albertini deve rispondere di truffa, appropriazione indebita e falso. Quest’ultimo reato da condividere con A. S., amministratore di una società immobiliare, che aveva falsificaro fatture perché ricadessero come costi, passivi quindi, sulla «Ciak».

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