sabato 28 maggio 2011

Non solo 'bamboccioni': 7 milioni ancora a casa ma la metà ha lavoro precario

Roma, 28 mag. - (Adnkronos) - Oltre sette milioni di giovani, quelli compresi tra i 18 e i 34 anni, vive ancora in casa dei genitori. All'interno di questa fascia, il 40% ha più di 25 anni mentre uno su due ha sì un'occupazione ma è precaria: è la generazione dei 'milleuristi' coloro che per intero hanno assorbito il costo della crisi economica.

Sono questi alcuni dei dati che emergono da un'indagine condotta dalla Cgil e dal Sunia sulla condizione abitativa dei giovani promossa per la campagna 'La casa nel percorso di autonomia delle nuove generazioni'. Secondo la ricerca, la presenza dei giovani che in Italia vivono in questa 'coabitazione forzata' tra genitori e figli pone il nostro Paese "all'ultimo posto tra i principali Paesi europei" e le motivazioni di questa costrizione, rileva lo studio del sindacato, "risiedono nel livello dei canoni, per non parlare del costo delle abitazioni, e nelle condizioni precarie di lavoro che generano bassi redditi".

Per questo la Cgil ritiene "indispensabile rivendicare un 'Patto per l'abitare' - osserva Laura Mariani responsabile delle Politiche abitative per il sindacato di Corso d'Italia - che sia in grado di far incontrare la domanda dei bisogni giovanili con un'offerta adeguata in modo da regolare un mercato con trasparenza".

Il disagio abitativo rappresenta infatti per i giovani "un vero scoglio per l'ingresso nell'età adulta". Secondo l'analisi della Cgil il 60% delle persone fino a 35 anni percepisce un reddito mensile inferiore a mille euro, senza dimenticare che il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il 28,6%. Dati che rendono complesso il superamento delle barriere che separano i giovani dall'accesso alla casa. I canoni di affitto sono eccessivamente alti, pari a 1.020 euro per i nuovi contratti e 750 euro per i rinnovi.

L'esplosione di questi due dati dimostra per il sindacato "come ci sia stata negli anni una 'dismissione' delle politiche abitative: gli interventi recenti, come la cedolare secca, hanno soltanto favorito i proprietari con misure di carattere fiscale senza una contropartita in termini sociali per calmierare il mercato".
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