lunedì 18 luglio 2011

Caso Melania, se il delitto diventa una sceneggiatura


Tra mille verità, conto alla rovescia per la sorte di Salvatore. Dai dettagli sul Dna al "bacio della morte": troppe certezze sul delitto. Se l'omicidio di Melania si trasforma in sceneggiatura. Come nel film Rashomon: una storia con troppe certezze, a seconda di chi la racconta

di GABRIELE ROMAGNOLIFin qui l'unica certezza è che quello di Melania Rea è stato un assassinio di gruppo. Non nel senso che l'abbiano uccisa, come sostengono alcune ricostruzioni, il marito e una complice. Il branco è ben più folto. Lo compongono: il medico legale, gli esperti della polizia scientifica, il procuratore, gli avvocati di parte, i familiari della vittima e i giornalisti che seguono il caso. Ogni giorno c'è una nuova puntata e la stessa scena, quella del delitto, viene riscritta secondo una tecnica tra le più sperimentate, quella del relativismo: cambia il punto di vista del narratore, si modifica il contenuto della narrazione. Proprio come accade nel film capolavoro di Akiro Kurosawa, "Rashomon". Non a caso, anche lì si parla di un delitto nel bosco. E ci sono una vittima, una donna, un assassino. Forse. Giacché, suggerisce l'autore: ogni omicidio, ogni avvenimento, l'esistenza stessa altro non sono che una fantasia collettiva. Potrà sembrare improprio proiettare "Rashomon" in provincia di Teramo. Ma, finché non ci sarà una certezza avvalorata da ammissioni, siamo a questo teatro delle ombre, in cui gli effetti speciali sono parole.
L'ultimo capitolo è il più significativo. A cominciare dal titolo: "Il bacio della morte". Memorabile e fatale. Accade che il perito sostenga di aver rilevato tracce di Dna del marito sulle labbra della vittima e riveli addirittura (una di quelle affermazioni che spesso crollano strada facendo) che sono state lasciate "pocoprima del decesso". Ora, la traduzione mediatica di quel "poco prima" è: l'attimo precedente. Non cinque minuti (prima che lei si avviasse nel luogo appartato dove intendeva soddisfare le sue necessità fisiologiche, per esempio). Un attimo. Poi l'uccisione. E se anche così fosse stato, perché considerare la possibilità (non meno ferale) della traccia lasciata dalla mano che tappa la bocca per zittire l'urlo quando si può evocare "il bacio della morte"?
Presi singolarmente i vari tasselli di questa ricostruzione collettiva già appaiono improbabili, ma cuciti insieme creano un vero e proprio vestito di Arlecchino più adatto a una commedia che a un giallo. Un marito e una moglie sono da tempo in evidente crisi. Lui ha amanti di cui lei è a conoscenza. Un giorno escono di casa e vanno nel bosco, portando con sé la bambina, che se potesse parlare sarebbe l'unico affidabile narratore di "Rashomon", ma ne è il testimone muto e la vittima ulteriore. Il litigio tra i due viene sospeso da una richiesta di break perché lei deve appartarsi. Mentre ha i pantaloni abbassati viene prima baciata e poi colpita, o viceversa. Inseguita e finita, da due o quattro mani, un paio delle quali ritornano sul luogo nei giorni seguenti per colpire ancora e per aggiungere particolari volti a depistare le indagini: una svastica male incisa sulla pelle, una siringa piantata nel petto.
Continua ...
http://www.repubblica.it/dal-quotidiano/reportage/2011/07/18/news/caso_melania_se_il_delitto_diventa_una_sceneggiatura-19260641/

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