venerdì 20 dicembre 2013

ORA ANCHE IN AUSTRIA IL PARTITO ANTI-EURO È IL PRIMO PARTITO

Heinz-Christian Strache
Diventano tre i Paesi dove il fronte anti-euro è maggioritario. Dopo Francia e Olanda anche in Austria la formazione che si oppone alla moneta unica è ora il primo partito. L’ultimo sondaggio ATV Austria Trend pone l’Fpo di Heinz Christian Strache (erede diretto di Jorg Heider) in testa alla classifica del consenso con una percentuale del 26%. Rispetto alle politiche di tre mesi fa registra un aumento del 5%. Calano, invece i Popolari e i Socialdemocratici che si sono alleati dando vita ad una Grande Coalizione in salsa viennese. In base agli ultimi dati i due partiti, insieme, non hanno più la maggioranza assoluta.
Una perdita di consenso che si aggiunge a quanto accade altrove. Risultano essere il primo partito il Front National di Marine Le Pen in Francia e il Freedom Party di Geert Wilders in Olanda con percentuali che variano fra il 20 e il 26%. In crescita il Vlaams Belang belga, l’Ukip in Gran Bretagna e l’Afd in Germania. Anche in Italia il blocco composto da Grillo e dalla Lega si pone in testa alle classifiche. Ovviamente sono estrapolazioni basate sui risultati delle ultime politiche quando i due partiti, insieme avevano raggiunto la soglia del 30%. Non ci sono ancora sondaggi per le Europee dal momento che mancano più di cinque mesi alle elezioni. In ogni caso è facile immaginare un largo consenso anche da noi. La rivolta dei Forconi, per quanto male organizzata e peggio guidata, ha dato voce ad un disagio sociale molto diffuso. All’inizio della settimana, infatti, l’Istat ha diffuso una statistica molto allarmante. Ha certificato che nel 2012, il 29,9% degli italiani è a rischio di povertà o esclusione sociale. Significa che circa una persona su tre sta precipitando verso la soglia della povertà. Una percentuale di quattro punti più alta rispetto alla media europea (24%). Una situazione direttamente figlia delle politiche di austerità imposte dall’euro. Una situazione insostenibile che ha portato anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a usare parole dure nei confronti del governo. Se anche gli industriali passano all’opposizione per il presidente del consiglio si mette proprio male. Tuttavia non si vedono all’orizzonte cambi di strategia. Tutto sembra destinato a continuare come prima. Fra cinque mesi, al momento del voto, i popoli d’Europa, stanchi di austerità e oppressione fiscale, presenteranno il conto.

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