Iniziamo col dire che criminale è chi sa ma non vuol far sapere.
I conti sono semplici e per niente tranquillizzanti. Pesantemente in rosso specie dopo l’accorpamento, deciso da Monti, con Inpdap ed Enpals nella nuova superInps. Potremmo definire il sistema pensionistico odierno una specie di schema di Ponzi, il grande truffatore italo-americano. Ma quello che ancora la tiene in vita è il fatto che è statale, fosse stato un ente privato sarebbe già fallita per bancarotta, probabilmente fraudolenta.
In parole povere tutti i contributi che vengono versati oggi dai lavoratori non servono ad assicurare le loro pensioni ma a pagare le pensioni attuali. L’idea è che quando andranno in pensione i lavoratori di oggi, le loro pensioni le pagheranno i lavoratori di domani con i loro contributi. E così via. E adesso che i pensionati sono sempre di più mentre i lavoratori sempre di meno? Da dove si prendono i soldi? Ecco spiegato il buco di circa 10 miliardi. Ed ecco spiegato il motivo per cui l’età pensionabile sale sempre più. Ma è come mettere i rifiuti sotto il tappeto. Tra un anno o 10 anni verranno fuori.
A lanciare un nuovo allarme è stato anche il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, uno che i conti li sa fare bene. Ha scritto una lettera al ministro dell’Economia e a quello del Welfare dopo aver analizzato il bilancio dell’Istituto: “Ho scritto sia al ministro Saccomanni che al ministro Giovannini, come fatto con l’esecutivo precedente, invitandolo a fare una riflessione su questo punto essendo il bilancio Inps ormai un bilancio unico ed essendo il disavanzo patrimoniale ed economico una cosa che, vista dall’esterno, nel mondo della previdenza, può dare segnali di non totale tranquillità». Il presidente Mastropasqua ha poi lanciato un appello. Bisogna valutare «nelle sedi competenti, l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico». Il rischio altrimenti è un «aumento delle passività».
Solo quest’anno le previsioni erano di circa 213 miliardi in entrata e di circa 303 in uscita. 89 miliardi di differenza. Per ora lo Stato continua rimettere, per quello che può, nelle casse dell’INPS spremendo i cittadini con tasse e pagamenti di vario genere. Ma per quanto può durare questa situazione?
E considerando le stime per l’Italia fatte dal FMI il futuro non è certo roseo ma sempre più nero con il Pil in calo del 1,5% e quindi, per l’INPS, l’aumento di passività è assicurato. Qualcuno più ottimista ipotizza che, chi andrà in pensione tra 10-15 anni, percepirà meno del 50% di pensione rispetto allo stipendio. Noi diciamo: magari! Perché conti alla mano, e stando alle previsioni , gia tra 3-5 anni si farà fatica a pagare le pensioni.
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