Tripoli, 22 feb. - (Adnkronos/Aki) - "Non sono un presidente e non posso dimettermi", ha affermatoMuammar Gheddafinel suo discorso in diretta tv dalla sua casa di Bab al-Azizia a Tripoli. "Sono il leader della rivoluzione e lo sarò fino all'eternità - ha aggiunto - sono un combattente, un mujihid". E per quanto riguarda la Libia "non è in stato guerra".
''Io non lascerò il Paese'', ha assicurato subito dopo il leader libico ripreso su uno sfondo di quella che appariva come una casa bombardata. "Rimarrò qui nella mia casa che è stata obiettivo dei raid aerei americani. Io non sono un presidente o una persona normale che può essere uccisa con il veleno", ha detto il Colonnello ricordando di "aver sfidato l'arroganza dell'America e della Gran Bretagna e non ci siamo arresi".
''Io sono un rivoluzionario - ha ribadito - il leader più grande. Ho portato il paese alla vittoria, alla vittoria che continua a dare frutti". "Sono la gloria non solo del popolo libico, ma di tutte le nazioni". E ripercorrendo la storia del Paese, ha anche voluto ricordare di come ''anche l'Italia sia stata sconfitta sul suolo libico''.
E riferendosi ai manifestanti: sono "un minuscolo gruppo di giovani drogati", "venduti", "scarafaggi", "nascosti in alcune città", che agiscono solo per "emulare quello che è successo in Tunisia ed Egitto", "ha attaccato le sedi della polizia e dell'esercito". "Riportate a casa i vostri figli, sottraeteli alle mani dei rivoltosi", è l'appello lanciato allora da Gheddafi. "I vostri giovani sono morti, i loro sono ancora vivi", ha detto, riferendosi alle "bande" che guidano le rivolte.
"Non ho usato la forza finora ma lo farò se sarà necessario", ha sottolineato Gheddafi sostenendo di non possedere "nemmeno un fucile". Quanto alla "città di Derna è caduta in mano ai seguaci di Osama Bin Laden" e "i manifestanti vogliono trasformare il paese nell'Afghanistan".
Continua ...
Nessun commento:
Posta un commento