Nelle conversazioni intercettate l'imprenditore pugliese vantava l'aiuto del procuratore capo di Bari. Che smentisce e chiede un'ispezione ministeriale. A Napoli il faccendiere arrestato ripete: "Nessun ricatto, Berlusconi mi diede soldi solo per beneficenza"
NAPOLI - Per sette ore Gianpaolo Tarantini e la moglie hanno risposto alle domande dei magistrati, nel carcere napoletano di Poggioreale. Questo mentre il capo della procura di Bari, Antonio Laudati - tirato in ballo proprio da Tarantini in una conversazione telefonica con Lavitola ("Il procuratore ci sta aiutando", diceva il faccendiere pugliese) - interveniva con una lettera (LA LETTERA INTEGRALE DI LAUDATI) 1. Chiedendo ai colleghi leccesi, che stanno indagando sui presunti ritardi nell'inchiesta barese sulle escort, di fare in fretta. E sollecitando tutti i controlli del caso, compresa un'ispezione ministeriale (e il ministro della giustizia, Nitto Palma, ha già risposto: "Valuteremo, un'ispezione è probabile"). BARI, IL CASO LAUDATI 2 E' stata una giornata importante sul fronte dell'inchiesta per la presunta estorsione al premier. A Napoli, nel carcere di Poggioreale, si è svolto l'atteso interrogatorio di garanzia di Gianpaolo Tarantini e sua moglie, Angela Devenuto, arrestati giovedì per estorsione ai danni del presidente del Consiglio.Continua ...
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